“Tanti auguri ai fabbricanti di regali! Tanti auguri ai carismatici industriali che producono strenne tutte uguali! A quel panettone orribile della Motta! Tanti auguri a chi morirà di rabbia negli ingorghi del traffico e magari cristianamente insulterà o accoltellerà chi abbia osato sorpassarlo o abbia osato dare una botta sul didietro della sua santa cinquecento!
Tanti auguri a chi crederà sul serio che l’orgasmo che l’agiterà – l’ansia di essere presente, di non mancare al rito, di non essere pari al suo dovere di consumatore – sia segno di festa e di gioia!
Gli auguri veri voglio farli a quelli che sono in carcere, qualunque cosa abbiano fatto; è vero che ci sono in libertà tanti disgraziati cioè tanti che hanno bisogno di auguri veri tutto l’anno (tutti noi, in fondo, perché siamo proprio delle povere creature brancolanti, con tutta la nostra sicurezza e il nostro sorriso non sempre ottimista).
Ma scelgo i carcerati per ragioni di cuore, oltre che per una certa simpatia naturale dovuta al fatto che, sapendolo o non sapendolo, volendolo o non volendolo, essi restano dei perdenti…. La libertà è anche quella di sbagliare. Sono tutti appartenenti alla umanità, e i loro giudici sono tutti appartenenti alla umanità, ma dopo averli giudicati bisogna anche perdonarli…sul serio! Ecco quindi auguri a tutti quelli che hanno ancora il coraggio di perdonare e la forza di AMARE!…Buon Natale!”
(Liberamente tratta da P.P.Pasolini)
Archive for the ‘Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti’ Category
Ecco quindi auguri a tutti quelli che hanno ancora il coraggio di perdonare e la forza di AMARE!…Buon Natale!”
Posted in amore e luga vita, “Guerriero dell’Arcobaleno”, Musica, Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged claudio ferrarini, flauto, giustizia, motta, music, natale, pace, parma, vegan on dicembre 24, 2016| Leave a Comment »
Discorso di Putin……
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged coca cola Putin, Putin on marzo 3, 2014| Leave a Comment »
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Poveri cavalli,ma povera umanità…..
Posted in Liberazione Animale, Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, Valdo Vaccaro: felicità,amore e luga vita, tagged cavallo carne on marzo 7, 2013| 16 Comments »
Nessuno vi dice di smettere di mangiare la carne di cavallo come di ogni altro animale perche’ ognuno e’ libero di alimentarsi come desidera ma vorrei che almeno vi giungessero le immagini di come viene trattato l’animale con il quale molti golosamente si cibano.
Ad ogni morso ovviamente il cervello da impulsi che attivano le papille gustative e quindi oltre al gusto della carne non pensate ad altro, bene da oggi allora quando mangiate una bistecca che sia di cavallo, che sia bovino, di maiale… ricordatevi di queste immagini e soprattutto che forse mangiando meno carne, cosa che gioverebbe alla salute ed alla longevita’,magari il commercio diminuirebbe e magari verrebbero uccisi meno animali ma soprattutto soffrirebbero di meno visto che non si rispettano le leggi per il buon trattamento durante il trasporto.
Non e’ tanto il momento atroce dell’uccisione ma il trasporto un vero inferno…ne vale la pena???
Buon Appetito
Italia sotto accusa per l’importazione di cavalli e asini dall’Europa orientale
In un articolo della BBC del 9 febbraio u.s., firmato Alex Kirby, tale attività di importazione è stata descritta come uno degli aspetti più crudeli del commercio di animali vivi in Europa.
Ogni anno vengono importati in Italia, su autocarri, 150.000 cavalli provenienti dai paesi dell’est europeo e 7.000 asini provenienti dalla sola Romania. Il numero dei cavalli importati nella Comunità Europea è, complessivamente, di circa 250.000 capi equini.
Gli animali vengono sottoposti a un lungo viaggio che dura 90 ore e comprende il passaggio di varie frontiere (stranamente tutte di paesi non comunitari), prima di essere abbattuti nei mattatoi italiani. Partendo dall’Europa orientale, gli autocarri attraversano la repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria e la Slovenia prima di entrare in Italia a Gorizia. Da qui il viaggio degli animali deve ancora durare a lungo. Un trasporto dalla Lituania alla Sardegna, di 2.400 chilometri, è durato 95 ore.
Quando arrivano in Ungheria, che è a metà del viaggio, molti cavalli sono in condizioni spaventose. Molti sono esausti e disidratati, alcuni sono feriti, altri stanno morendo o sono già morti. Gli animali caduti sul piancito del camion per debolezza o per le frenate, non possono rialzarsi e vengono calpestati dai compagni. I camionisti tentano di farli alzare colpendoli e pungolandoli con bastoni. Se non si rialzano vengono trascinati moribondi fuori dal camion.
Nel passaggio da uno Stato all’altro non vengono effettuati controlli, perché gli animali sono “in transito”. I somari importati dalla Romania per essere adoperati nell’industria degli insaccati, soffrono terribilmente durante il viaggio e subiscono un trattamento brutale. Molti di essi sono molto giovani.
La ILPH e anche altre associazioni, soprattutto inglesi e tedesche, hanno chiesto all’Italia di fermare questo orrendo traffico, ma fino ad ora inutilmente.
Questo tipo di commercio deve essere sottoposto a controlli conformi con i regolamenti europei sulla salvaguardia degli animali ed è necessario che le norme CEE vengano fatte rispettare a Gorizia dove, come riferisce il citato articolo della BBC, “esse vengono regolarmente ignorate”. La ILPH (International League for the Protection of Horses), che segue il problema con grande attenzione, sostiene che la cosa migliore sarebbe quella di abbattere gli animali nel luogo di origine, nel rispetto di tutte le direttive della Comunità Europea in materia. In tal modo il commercio riguarderebbe solo la carne macellata e si eviterebbero agli animali inutili e lunghe sofferenze. In un suo rapporto Jeremy James ( ILPH) dice che gli animali vengono acquistati da commercianti italiani con pochi scrupoli, che li comprano a prezzi stracciati incuranti delle loro condizioni. La sola Romania ha un parco equino di 800.000 capi dei quali circa 15.000 sono affetti da anemia equina infettiva. Inutile sottolineare il pericolo che si corre in Italia se gli animali vengono introdotti con controlli inesistenti o sporadici. In Romania la legge proibisce l’esportazione di cavalli destinati al macello se non sono stati prima sottoposti in loco all’esame detto ELISA per la trichinosi. Gli importatori, per aggirano il problema dichiarando che i cavalli sono destinati all’allevamento, destinazione che non richiede il test ELISA.
Si corre, perci, il rischio che la trichinella venga immessa nella catena alimentare. Risulta che ci siano stati dei casi di trichinosi (malattia parassitaria) in Francia e in Italia.
Gli sporadici esami del sangue che vengono effettuati a Gorizia rappresentano, in questo caso, una procedura inefficiente ed inutile, perché la trichinella non pu essere individuata nei campioni di sangue non essendo un patogeno (vedi anche l’articolo “Un altro allarme: la carne di cavallo”.
Uno dei motivi di rilevanza economica, che alimenta questo traffico, è il seguente escamotage probabilmente permesso dalla legge. La carne importata viva in Italia e poi macellata viene messa in commercio come “Produzione Nazionale”. La carne di animali nati in Italia e qui macellati viene invece commercializzata come “Produzione Italiana”.
Il 9 febbraio 2000 la presentatrice televisiva Wendy Turner e il commentatore della BBC Sir Peter O’ Sullivan hanno presentato all’ambasciatore d’Italia a Londra un filmato (del quale anche noi siamo in possesso) che documenta questo deprecabile commercio. Sir Peter ha detto: “Ogni uomo, donna o ragazzo che ha rispetto per il cavallo resterà per sempre perseguitato dalle immagini di questo orribile traffico, che disonora sia la Comunità Europea che la razza umana.”
Carlo Faillace
Argomenti collegati: “Ultime sui trasporti” e “La carne di cavallo è sana?”
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In seguito alle nostre segnalazioni, il senatore Roberto Lasagna, di Forza Italia, in data 18 febbraio, 2000 ha presentato una interrogazione parlamentare (n.4/18239) con la quale richiede si sapere:
quali provvedimenti si intenda adottare per trovare una rapida soluzione alla sofferenza di questi animali e quali misure si intenda intraprendere al fine di far rispettare i regolamenti CEE nelle nostre zone di confine.
Quali responsabilità siano da addebitare alla magistratura locale che non ha svolto le indagini.
Quali siano i mattatoi destinatari finali e le industrie che usufruiscono della carne da macello.
Sino a data odierna 22 febbraio, 2001, non è ancora stata data una risposta.
Riportiamo qui sotto la lettera inviata al ministro Pecorario Scanio e per conoscenza al Conte Melzi, Presidente dell’U.N.I.R.E., il 16 novembre 2000.
PROEQUO
Organizzazione per la protezione del cavallo
Associazione di volontariato non profit
Rappresentante ILPH in Italia
Sede operativa: Strada di Valle Steccona 23
00063 Campagnano (RM)
Tel e Fax: +39 6 9042508
Sito internet: http://www.proequo.org e mail:info@proequo.org
On. Ministro Alfonso Pecorario Scanio
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Via XX Settembre 20
ROMA
p.c. Conte Melzi d’Erril
U.N.I.R.E. piazza San Lorenzo in Lucina 4
ROMA
16 novembre, 2000
Onorevole Ministro,
prendendo spunto da quanto sta avvenendo nel mercato delle carni bovine, desidero approfittare della Sua sensibilità per richiamare la Sua attenzione al problema dell’importazione degli equini dai paesi dell’Europa orientale.
Si tratta di circa 200.000 cavalli e di 7.000 asini che vengono importati ogni anno in Italia in condizioni vergognose e dopo viaggi che durano più di 90 ore.
Insieme all’ILPH (International League for the Pérotection of Horses), che abbiamo l’onore di rappresentare in Italia, stiamo lavorando nell’Europa orientale:
1) nella progettazione di autocarri più adatti e confortevoli per il trasporto dei cavalli.
2) Cercando di mettere in contatto gli importatori italiani con i fornitori di carne refrigerata anziché di animali vivi, come in Ungheria, Romania e Polonia dove stiamo incoraggiando l’allestimento di mattatoi conformi alle direttive della Comunità Europea e dimostrando ai “produttori” la convenienza economica di esportare carni refrigerate anziché animali vivi.
3) Mettendo in risalto che malattie infettive vengono regolarmente trasportate nella Comunità Europea dagli importatori italiani, che contravvengono alle leggi sia dei paesi dell’Europa orientale che della CEE.
Si deve notare che la sola Romania nel suo parco cavalli di 800.000 capi ne conta circa 15.000 affetti da anemia equina infettiva. E’ facilmente intuibile quali danni subirebbe l’allevamento equino italiano, in special modo l’allevamento del cavallo purosangue e sportivo in generale, se tale malattia si diffondesse e venisse riscontrata in Italia. Per non parlare, inoltre, del pericolo della diffusione della trichinellosi, malattia trasmissibile dagli equini agli umani, non riscontrabile negli esami del sangue (sporadici in Italia), perché non è un patogeno, della quale sono stati segnalati casi sia nell’Italia meridionale che in Francia.
Gli animali vengono acquistati a prezzi stracciati dagli importatori italiani, che non si curano di ci che comprano, né delle condizioni sanitarie e delle malattie che potrebbero avere né di come vengono trasportati.
Il nostro lavoro, che tende a cercare soluzioni pratiche e attuabili, avendo come scopo quello di alleviare le sofferenze degli equini, è apprezzato dalla Comunità Europea. La Commissione Europea ha cercato infatti l’aiuto informativo dell’ILPH per redigere il Rapporto sui trasporti. Ha chiesto, inoltre, l’assistenza dell’ILPH per la presentazione del Rapporto al Parlamento Europeo e al Consiglio dei Ministri. Abbiamo assicurato la nostra collaborazione.
La Commissione ha indicato che avrebbe gradito la partecipazione dell’ILPH nel far rispettare la Direttiva e stiamo mettendo a punto un programma per svolgere questo lavoro.
Conoscendo la Sua sensibilità sono certo che Lei vorrà approfittare di questo momento per por fine definitivamente al traffico di animali vivi destinati al macello.
Le invio un cordiale saluto con l’augurio di un buon lavoro.
Prof. Carlo Faillace
(presidente PROEQUO)
Mattatoi macellati……
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged carne mattatoi macelli on febbraio 20, 2013| 10 Comments »
di Barbara Ciolli
Nella pratica, come sempre, la situazione è molto più critica. Le falle nel sistema abbondano, soprattutto da quando, con lo smantellamento dei macelli pubblici, il settore è finito per il 90% in mano alla galassia dei privati e la carne ha iniziato a sfuggire al controllo dei Comuni.
La globalizzazione, poi, ha fatto il resto e, con il via vai di container da un Paese all’altro, il controllo della carne è diventato, come dimostra l’ultimo scandalo dei surgelati, sempre più impalpabile.
FRODE O CONTAMINAZIONE. Finora non c’è prova che la carne di cavallo finita nelle lasagne precotte sia frutto di illeciti negli impianti di macellazione. Potrebbe trattarsi di frode alimentare nella commercializzazione di carne sana e non di carne contaminata immessa sul mercato con controlli blandi.
Tuttavia, è un dato di fatto che non esistano, dai tempi della mucca pazza, mappe e numeri accorpati dei macelli nei diversi Paesi europei. Lo stesso dipartimento Ue per la Salute dei consumatori ha ammesso una «stima approssimativa di 14 mila macelli approvati, solo nel settore di carne rossa, basata sulle liste nazionali dei singoli stabilimenti».
LA SELVA DEI MATTATOI. Come ha ricostruito Lettera43.it, a detta degli stessi esperti, la realtà resta disomogenea. In alcuni Paesi, come l’Italia, la scoperta di mattatoi illegali è più frequente e non di rado legata alle mafie locali e alla criminalità dell’Est. In altri, soprattutto al Nord Europa, prevalgono gli stabilimenti di grandi dimensioni e gli illeciti sono minori.
Macelli sequestrati e veterinari collusi: l’Italia non brilla nella Ue
Un mattatoio di carne suina, in Italia.
Responsabile di certificare la salute degli animali, in ogni macello, è il veterinario delle strutture sanitarie (in Italia le Asl), che appone la bollatura su ogni pezzo di carcassa esaminata.
Solo nel 2012, tuttavia, nei palazzi di Bruxelles si parlava di introdurre nei mattatoi personale ausiliario al posto dei medici ufficiali.
La Commissione bocciò la proposta e i controlli nei singoli Paesi sono rimasti appannaggio di personale in grado di accertare se le bestie da abbattere abbiano subito, in passato, trattamenti con farmaci e sostanze dannose.
Tuttavia, questo sistema capillare è tutt’altro che infallibile. Solo in Italia, nel 2012, in Puglia è stata scoperta la collusione di cinque macelli e 13 veterinari, in un giro di carcasse di piccola e media taglia (polli, pecore e maiali in particolare) da animali destinati all’abbattimento per zoonosi e diossina, destinate invece alla produzione di grassi e farine.
CAVALLI DOPATI. Un anno prima, in Emilia Romana, l’inchiesta “East Horses” del Corpo forestale smascherò 655 passaporti equini falsi dall’Ungheria e dalla Romania, in due mattatoi della Regione, per centinaia di cavalli da corsa, in realtà italiani, destinati alla macellazione dopo essere stati sottoposti per anni a trattamenti sanitari particolari (talvolta anche dopanti), vietati per l’alimentazione umana.
Il business, bloccato dalle autorità, avrebbe fruttato guadagni illeciti per 20 milioni di euro e tra i denunciati ci furono sette veterinari pubblici e privati compiacenti, di sei province del Centro e Nord Italia. Mentre a Trani, sempre nel 2011, fu scoperto dalla guardia di finanza un mattatoio completamente abusivo con 300 chili di carne di cavallo.
ILLEGALITÀ DIFFUSA. Non sono i livelli di illegalità diffusa di Paesi dell’Est come la Romania, dove pare vengano inviati – a fine carriera – i cavalli di diverse nazioni per la macellazione.
Ma certo si tratta di scandali meno circoscritti di quelli, per esempio, scoperti negli ultimi anni in Francia o in Germania: mattatoi casalinghi di pecore o agnelli, messi in piedi con l’aiuto di qualche veterinario nelle piccole aziende agricole, o da qualche comunità di immigrati.
Per Primo Mastrantoni, segretario generale dell’Aduc, l’Associazione per i diritti dei consumatori, «il pericolo si annida soprattutto nei piccoli macelli». I commercianti dichiarano che l’animale non è stato trattato, si chiude un occhio e la carne poi si perde nel circuito. «Altre frodi», ricorda Mastrantoni a Lettera43.it, «possono avvenire durante la commercializzazione. Di certo, i dati sui macelli europei sono frammentati. Le ultime indagini risalgono a più di 10 anni fa e tutto, nel frattempo, può essere cambiato».
Nel nostro Paese oltre il 70% dei capi viene macellato al Nord
Carcasse appese al macello di Liverpool.
Nel 2000, furono proprio l’Aduc e la rete sindacale Cgil-Cisl e Uil a rilevare che, in Italia, su circa 2.200 mattatoi, solo 330 potevano fregiarsi del bollo Ue, con standard su condizioni igieniche e controlli veterinari. «L’industria della macellazione bovina si presenta ancora polverizzata, tecnicamente e tecnologicamente arretrata», concludeva lo studio, precisando che al conto andavano aggiunti circa 700 impianti di altre specie animali.
Con il rinfocolare dell’allarme sul morbo della mucca pazza (Bse), gli esperti notavano come, «nonostante una progressiva diminuzione degli impianti» (nel 1993 oltre 6 mila), accorpati in strutture di maggiori dimensioni, «l’Italia non fosse ancora ai livelli degli altri Paesi europei».
FANALINO DI CODA IN UE. Solo il 15% del totale presentava il bollo, mentre la Spagna era al 38%, la Francia al 77% e Olanda, Germania e Danimarca, per lo più con impianti medio-grandi, sfioravano il 100%. In prospettiva, se l’Italia si fosse adeguata al modello francese «sarebbero bastati 244 macelli» e «soltanto 40 seguendo l’esempio dei Paesi Bassi».
Da allora, risalire ai numeri aggiornati è pressoché impossibile, anche se il bollo è diventato obbligatorio. Allo stesso dipartimento Ue per la Salute dei consumatori, contattato daLettera43.it, si fa riferimento ai numeri nazionali delle singole filiere – dal manzo al pollo, dal maiale alla selvaggina – e non a una banca dati centrale di macelli e veterinari incaricati.
EFSA: CONTROLLI INADEGUATI. Lo stesso meccanismo settoriale è impiegato per i controlli a tappeto. Tanto che, nel 2012, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), sulla base di ispezioni a tappetto negli allevamenti e nei macelli di pollame, denunciò, a livello europeo, una rete di controlli e di tutele igieniche ancora inadeguate, per «batteri e possibili contaminazioni alimentari» nel comparto dei volatili.
Di certo, si sa che in Italia oltre il 70% dei capi viene macellato al Nord, tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, dove si trovano anche i maggiori impianti di macellazione industriale.
In Germania – dove pure scandali da diossina e carenza di controlli nella filiera alimentare non mancano – i quattro maggiori macelli suini controllano circa l’80% dei mercato e il Paese è al primo posto in Europa per produzione di carne maiale e al secondo per carne bovina.
ETICHETTATURA PARZIALE. L’accorpamento, nonostante tutto, è garanzia di maggiore individuazione delle frodi. Per Alessandro Mostaccio, responsabile del settore alimentazione del Movimento consumatori, il nodo sulla trasparenza nei macelli europei non è di facile risoluzione, purtroppo, «perché pone problematiche giuridiche, biologiche e produttive diversa da Paese a Paese».
All’obbligo di etichettatura (cioè alla tracciabilità) delle carni fresche nell’Ue, in fondo, si è arrivati solo nel 2011, «ed è stato necessario lo scandalo della mucca pazza», ha ricordato Mostaccio a Lettera43.it.
Ma dall’elenco sono ancora esclusi coniglio e cavallo, oltre a vari derivati. E il miraggio dei consumatori è arrivare, un giorno, a un «sistema integrato di sicurezza alimentare».
Colori e suoni della Shoah
Posted in Musica, Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged Shoah israele palestina arabo nazista ss ebreo guerra pace amore musica on gennaio 27, 2013| 18 Comments »
Quando penso ad Auschwitz mi si affacciano diverse sensazioni dentro al mio corpo, la prima è di che colore è la Shoah? Con quale tinta si può immaginare la Shoah? La prima immagine è innanzitutto una tinta dominante di nero, così rivelano i disegni e le illustrazioni, così dicono i diari e i libri. Questa colore è il risultato e la sensazione degli scampati e dei sopravvissuti, forse anche perché, semplicemente, non disponevano che di matite e carboncino o di cere con cui testimoniare il coraggio e la paura di quei giorni,e se anche se ci fossero stati i colori, l’occhio non lo avrebbe tradotto. Ma se noi domandassimo ad un nostro partigiano alla macchia, di che colore era la Shoah probabilmente lui ci risponderà che la Shoah era verde, per via via della vegetazione e degli arbusti da dietro ai quali aveva sparato e combattuto il grande impero del male. Se invece chiediamo ad un Dottore o infermiere o a un ferito, loro ci risponderanno che la Shoah è rossa, rossa come il sangue, colorato sui corpi e sui panni, sulle lenzuola, nell’aria che respiravano. Ma se lo chiedi a me di che colore è la Shoah io ti rispondo che è bianca. Perché bianche erano le ali e la tunica dell’Angelo della morte, bianco il sudario di Gesù, Mengele e compagni aveva il camice bianco. Gli ariani erano di razza bianca, e metà delle striscie sulla divisa dei prigionieri, al campo era bianca. La neve sui binari fra Auschwitz e Birkenau era bianca e ghiacciata, li i prigionieri non si sono mai abbronzati. La Shoah è bianca, e se non fosse stata bianca allora almeno lo era l’accecamento della di quel potere che ha permesso che succedesse tutto questo. La cecità con cui gli essere umani hanno chiuso gli occhi durante la Shoah, quel annullamento della realtà è il bianco, tutti pensano che la cecità è nera. Così attesta anche l’oftalmologo « il malato deve vedere tutto nero». Infatti, se una vita «vigile» è piena di colori e «sfumature» una vita cieca dovrebbe essere l’esatto opposto, l’annientamento dei dei colori. Il nero è la totale assenza dei colore.Il bianco, per contro, è tutti i colori assieme. Nella Shoah c’erano tutti i colori dell’umanità. Dalla più orribile alla più sublime e nobile che esista, dentro l’uomo. Nell’accecamento della Shoah c’è tutto, come nel bianco. Essa è presente nella nostra vita,ovunque, anche quando non la vediamo è non ci rendiamo conto della sua esistenza, nella memoria concreta, nell’incessante andare a tentoni, in umana sensibilità esasperata di fronte al minimo rilievo, in quel braille che è la vita. Come i ciechi. Tutti le persone che hanno vissuto al di qua di Auschwitz, quelle che vivevano una vita “normale”, quelli che hanno fatto finta di essere “ciechi e sordi”, quelli che hanno deciso anche per me, quelli che non si sono fatti prendere dal rimorso, che hanno deciso solo di voltare la testa, il corpo, la mente, il cuore, quelli che si sono convinti di non avere un anima a cui rispondere.Un muro invalicabile sei erge fra loro e la piena comprensione di quello che rappresenta, ora quella de decisione. Scavare nei cumuli di cenere e soprattutto di polvere dei ricordi, per trovare il pensiero e cercare di capire. Ai fanatici di allora, quelle erbe maligne spuntate nelle teste ariane e diffuse anche qui in Italia, ora dopo anni riservo in me una lunga incomprensione, non condivo nulla di quei pensieri, e mi domando cosa avrei fatto, se non morire per conservare la mia libertà e quella del mio prossimo. Ogni volta che penso al bianco dentro di me spuntano due parole: « Si – Si ». Io non sarei stato cieco, si si, non sarei stato sordo, non sarei prigioniero delle parole di Hitler, mentre le lancette del tempo avrebbe stravolto il corso della storia. Si si, non ho amato quello che è stato fatto ad Auschwitz, nemmeno quello che stato fatto a titolo morale durante, non condividevo e nona condivido ogni forma di razzismo umano, chi allora vedeva e taceva, chi aveva taciuto per aver visto, tutto era programmato per essere colore cieco e bianco. Oggi dobbiamo capire, come sia stato possibile un tale orrore, ma non ci tiriamo indietro, sediamoci tra di loro e impariamo le sofferenze. Impariamo assieme a riappropriaci dei colori, ognuno con la sua importanza e dignità. Il suono che ha generato Auschwitz è il silenzio, e il colore bianco la sua bandiera. Seduti sul suono del nostro passato, portiamo il lutto senza poter issare quella bandiera bianca, verso le vette dell’umanità e verso quell’umanesimo che è la nostra sede naturale. Ora una speranza che nella nostra lingua parlata, che tradisce l’aspirazione intima, profonda e relazione pacifica. In quella terra tormentata che è Israele, in una mia recente tournée ho avuto modo di constatare che nell’ebraico parlato, correntemente non manca di espressioni negative associate all’aggettivo «arabo». «Lavoro nero», cioè «lavoro arabo», significa sfruttamento, inferiorità.«Esercito arabo» è spregiativo per indicare un esercito disfatto.Esempi di questo tenore non mancano, in tutti gli ambiti della nostra vita. Ma ecco che dietro la cortina di disprezzo per l’arabo inferiore (erede del nero) risalgono due espressioni potenti, in ebraico parlato, che attestano un grande rispetto per gli arabi. Quando si mette in vendita una casa a Gerusalemme, l’annuncio immobiliare vanta spesso come particolare qualità il fatto che sia una «casa araba». Questo appellativo è un requisito che significa bella,di buona qualità, grande e spaziosa. costruita bene, di modo che non vada mai a pezzi. In un altro contesto, quello del cibo e della ristorazione, si trova sempre più spesso nei menù l’«insalata araba», parte della grande famiglia del «cibo arabo», che è considerato una cosa autentica, locale e servita in gran parte dai ristoranti ebraici. L’humus e i falafel sono molto apprezzati del gefilte fish o del rafano. Questa considerazione può aprire aprire aneddotiche, ma dimostra che la presenza araba e un fatto incontestabile della vita quotidiana d’Israele. Malgrado le barriere, il filo spinato e i muri, malgrado i campi minati e il sangue versato anche oggi. Io penso che quando arriviamo ai bisogni primari, come il cibo o un tetto sopra la testa, allora ci apriamo agli arabi. Quando nascono orchestre sinfoniche dove arabi e israeliani suonano la musica di Wagner e Mahler, allora nei messaggio che la lingua e musica ci trasmette, non ci saranno più culture «nere o bianche», nessun disprezzo, o umiliazione, nessun incitamento all’odio o della morte. Malgrado tutto io amo questi paesi Israele e Palestina, credo fermamente che se opteranno per la via dell’assimilazione delle propri culture, potranno continuare ad insegnarci i colori fondamentali della nostra esistenza su questa terra, e ad aiutarci a dimenticare tutte le Shoah del mondo.
La Politica fa ridere……..
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged politica on dicembre 26, 2012| 3 Comments »
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10. Era cosi’ di sinistra che l’unico mobile della sua cucina era una credenza popolare. (Comix) | |||||
11. Cosa fa Rosy Bindi sotto l’ulivo? L’Extra-vergine! | |||||
12. La Democrazia Cristiana si chiama cosi’ perche’ Gesu’ sta in mezzo ai ladroni. | |||||
13. Dalla DC e’ nato il PP; e sapete perche’ e’ cosi’ piccolo? Perche’ lo tiene in mano Rosy Bindi! | |||||
14. Era cosi’ di destra che faceva di ogni erba un fascio. | |||||
15. Il Governo e’ come un albero di banane: non ne fa una dritta! | |||||
16. Proposta: “Facciamo il governo degli onesti!”. “Gia’, e il pluralismo ?”. (Manetta) | |||||
17. Grazie, Dio Po, per aver trasformato un’ampolla in un fiasco! (nel giorno della proclamazione dell’indipendenza della Padania da parte di Bossi). | |||||
18. Gava contro la mafia e’ in pratica il primo esempio politico di cura omeopatica. (Roberto Benigni) (Stefano Benni) | |||||
19. Il rappresentante di automobili vende automobili; il rappresentante di assicurazioni vende polizze assicurative. E allora cosa vende il rappresentante del popolo? (Stanislaw Lec) | |||||
20. Piu’ stanno a sinistra, piu’ abitano in Centro! | |||||
21. Se qualcuno ruba un fiore per te, sotto sotto e’ un …socialista. | |||||
22. Quando Craxi vede un socialista magro si domanda: “Ma dove avro’ sbagliato?”. (Gino & Michele) | |||||
23. Craxi e Berlusconi sono come Re Mida: tutto quello che toccano diventa loro. (Altan) | |||||
24. Non hanno fatto un francobollo su Craxi perche’ la gente avrebbe sputato sul lato sbagliato. | |||||
25. Questa notte ho sognato Craxi vestito da principe azzurro. Veniva su uno splendido destriero bianco e mi portava via. Tutto. | |||||
26. Eccezionale! Si riformano i Take That! Oltre a Gary vi fanno parte Bettino Craxi, Ugo Intini e la Boniver. Il nuovo gruppo si chiamera’ i Take That .. and that and that and that… | |||||
27. “Hai sentito che i socialisti vogliono dare la droga gratis ai tossicomani?”. “Figurati, quelli volevano dare la terra gratis ai contadini!”. (Giovanni Karen) | |||||
28. Ci sono piu’ socialisti in galera oggi che durante il fascismo. | |||||
29. Il PSI cambia nome; come faremo a riconoscere i socialisti? Dalle impronte digitali. (Mauro Mellini) | |||||
30. Ora finalmente possiamo dirlo: Arsenio Lupin era socialista. (Enzo Iacchetti) | |||||
31. Riusciranno i socialisti a Palermo a far fuori la piovra? Si’ se gli si da’ fiducia e l’appalto per l’acquario. (Ellekappa) | |||||
32. “Hai mai pensato di iscriverti al PSI?”. “No grazie, sono ricco di famiglia”. (Massimo Cacciari) | |||||
33. Chissa’ perche’ tutte le malattie mentali incominciano per PSI: psicotico, psicopatico… (Roberto Benigni) | |||||
34. Rubare ai socialisti e’ reato? (Angese) | |||||
35. Anche le tangenti nel loro piccolo si incassano. (Paolo Scagliola) (Comix) | |||||
36. Basta parlare di tangenti, ne abbiamo le tasche piene! (Manhattan) | |||||
37. Trifoglio: e’ un quadrifoglio che ha pagato la tangente. | |||||
38. I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed e’ una tacca piu’ sotto di quella di un maniaco sessuale. (Woody Allen) | |||||
39. Sembra che una delle prime leggi del governo ‘padano’ sara’ quella di cambiare il carattere ‘Italic’ con il …’padanic’. | |||||
40. Sentita in Senato rivolta a Prodi: Gli scalatori sociali sono come le scimmie, tutti le ammirano per la loro agilita’ nell’arrampicata sugli alberi, ma una volta arrivati in cima mostrano la parte piu’ indiscreta del corpo. | |||||
41. Sono talmente di destra che non uso la posta elettronica, ma il fax… Si’ insomma sono un gran faxista… | |||||
42. Sapete che Silvio Berlusconi ha cambiato l’automobile? Ha acquistato una POLO… e poco tempo dopo ha fatto un incidente: e’ andato a sbattere contro un ULIVO ! | |||||
43. La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno e’ malato. (Winston Churchill) | |||||
44. Datemi un politico onesto e vi portero’ una prostituta vergine. | |||||
45. Su un muro di Bogota’: “Proletari di tutto il mondo unitevi!”. Sotto, di altra mano: “Ultimo avviso!”. | |||||
46. Il potere logora chi non ce l’ha. (Giulio Andreotti) (citato anche in “Il Padrino parte 3″) | |||||
47. Ma se Nizzola e’ il presidente della Lega, Bossi, chi e’?” (Jannacci 1998, “Quelli che… il calcio”). | |||||
48. Il Governo Italiano ha deciso che col 1° gennaio 1999, le automobili dovranno camminare a sinistra, non piu’ a destra. Se l’esperienza sara’ positiva, dal 1° febbraio 1999 detta misura sara’ adottata anche dagli autotreni. | |||||
49. Pare che il ministro delle Finanze abbia intenzione di estendere la tassa sui cani ai proprietari di case con… abbaini. | |||||
50. Il Ministero del Commercio con l’estero ha deciso di incrementare le nostre esportazioni di parmigiano. Ottima idea quella di esportare all’estero le nostre… grane. | |||||
51. Vaticano: “Morto un Papa se ne fa un altro”. Montecitorio: “Morto un Pappa se ne fa un altro!” | |||||
52. Cicciolina e’ stata l’unico politico a farsi fare quello che gli altri politici fanno agli italiani. (Giorgio Faletti) | |||||
53. Occorre porre un freno all’immobilismo che porta il nostro paese di corsa verso l’abisso. (Jean Charles) | |||||
54. “A proposito di illeciti arricchimenti politici, non vorrei esagerare dicendo…”. “Esageri ; soltanto l’esagerazione puo’ avvicinarsi al vero”. | |||||
55. Ho cominciato a dubitare del comunismo quando ho visto che i giapponesi non lo fotografavano. (Ivan Della Mea) | |||||
56. Il parere della maggioranza non puo’ essere che l’espressione dell’incompetenza. (Rene’ Guenon) | |||||
57. La politica e’ come il tanga: quel che mostra e interessante, ma quel che nasconde e’ vitale. (Boris Makaresko) | |||||
58. Il sogno della democrazia e’ di innalzare il proletariato al livello di stupidita’ che ha gia’ raggiunto la borghesia. (Gustave Flaubert) | |||||
59. La tragedia delle democrazie moderne e’ che non sono ancora riusciti a realizzare la democrazia. (Jacques Maritain) | |||||
60. Un politico di Fano (PS): “A noi politici non ci crede piu’ nessuno: siamo incredibili”. | |||||
61. L’onorevole Cariglia si vanta, giustamente, di essere venuto su dal nulla e quando parla lo fa per dimostrare che ci e’ rimasto. (Fortebraccio) | |||||
62. Cos’e’ la globalizzazione? Gli albanesi sbarcano in Puglia e a Milano sono esasperati. (Ellekappa) | |||||
63. Lo Stato e’ come il corpo umano… non tutte le funzioni che compie sono nobili! (Anatole France) | |||||
64. Berlusconi riceve un avviso di garanzia praticamente ogni mese, ma continua a giurare sulla testa dei figli di essere innocente. Non puo’ essere un padre cosi’ snaturato da giurare il falso sui suoi figli! Sorge quindi spontanea una domanda: Di chi sono veramente i suoi figli ? (Roberto Benigni) | |||||
65. Nella mia vita ho creduto in molte persone, ed ho sbagliato. Ho creduto in Marx, ed ho sbagliato. Ho creduto in Lenin, ed ho sbagliato. Ho creduto in Mao, ed ho sbagliato. Adesso ditemi voi: come faccio a credere in D’Alema? (Paolo Rossi) | |||||
66. Il segreto di un candidato politico e’ di sembrare stupido come chi lo ascolta, cosi’ che gli ascoltatori si sentano intelligenti come lui. (Fred Barnes) (Legge di barnes) | |||||
67. Se i partiti non rappresentano piu’ gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori! (Corrado Guzzanti) | |||||
68. La democrazia e’ una forma di religione. E’ l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari. (H.L. Mencken) | |||||
69. Gli americani sono strani. Solo perche’ Clinton va a letto con un’altra donna rischia l’impeachment. In Italia se Scalfaro andasse a letto con un’altra donna diventerebbe eroe nazionale! (Giorgio Faletti) | |||||
70. Un ambasciatore e’ colui che non riuscendo ad ottenere una carica dagli elettori, la riceve dal governo, a patto che lasci il paese. (Ambrose Bierce) | |||||
71. Come ci sono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero esistere benissimo anche politici onesti. (Dario Fo) | |||||
72. A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare? (Toto’ in “Fifa e Arena”) | |||||
73. L’uomo e’ per natura un animale politico… tanto e’ vero che spesso l’uomo politico e’ una bestia. (Alfredo Chiappori) | |||||
74. Gli uomini politici non si vendono. Si affittano. (Anonimo) | |||||
75. Se i presidenti non lo fanno alle loro mogli, lo fanno al Paese! (Mel Brooks) | |||||
76. Votatemi, votatemi, datemi il potere per cinque anni… e vi do il 10%! (Roberto Benigni) | |||||
77. Le mogli dei politici fanno tutte beneficenza. Meno male! Hanno il senso di colpa per quello che rubano i mariti. (Roberto Benigni) | |||||
78. Emilio Fede quando si e’ presentato alle elezioni per il Psdi ha preso 5 voti. In famiglia sono sei: sta ancora cercando il franco tiratore. (Beppe Grillo) | |||||
79. Democrazia: non essendosi potuto fare in modo che quel che e’ giusto fosse forte, si e’ fatto in modo che quel che e’ forte fosse giusto. (Blaise Pascal) | |||||
80. Un comunista e’ un uomo che ha perso la speranza di diventare capitalista. | |||||
81. “Sai, finalmente mio cugino ha trovato lavoro: e’ riuscito ad entrare nell’orchestra della RAI”. “Ma e’ diventato musicista?”. “No, e’ diventato socialista”. (Bruno D’Alfonso) | |||||
82. Prometto di non dire piu’ che i socialisti rubano. In cambio i socialisti potrebbero smettere di rubare. (Paolo Hendel)* | |||||
83. “Babbo, si puo’ difendere la liberta’ limitando la liberta’?”. “Dipende. Chi l’ha detto?”. (Altan) | |||||
84. Il solito viaggetto di Armando Cossutta in Russia: Partito comunista italiano, Tornato comunista russo. (Angese) | |||||
85. I referendum abrogativi. Dove per dire si’ devi votare no. E per dire no devi votare si’. Come uno che va a sposarsi e il prete dice: “La vuoi mandare a cagare?”. “No”. “E allora vi dichiaro marito e moglie”. (Beppe Grillo) | |||||
86. E’ un vero peccato che tutte le persone che sanno come far funzionare il paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli. (George Burns) | |||||
87. “Andreotti e’ Andreotti”. “Basterebbe questo a inchiodarlo”. (Ellekappa) | |||||
88. Credono di essere di sinistra perche’ mangiano il pesce col coltello. (Leo Longanesi) | |||||
89. I socialisti sono come Cristoforo Colombo: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri (Winston Churchill) | |||||
90. La democrazia e’ l’arte di dire: ‘Bel cagnolino’, finche’ non hai trovato un sasso. (Wynn Catlin) | |||||
91. Tra il dire e il fare c’e’ una busta da dare. (Marcello Marchesi) | |||||
92. Perche’ i comunisti hanno come simbolo falce e martello? Perche’ con la falce si tagliano l’uccello e col martello se lo piantano nel culo. | |||||
93. La politica : corsa di cavalli di Troia. (Stanislaw Lec) | |||||
94. Un politico ha sempre una verita’ di scorta. Un buon politico ha sempre tante verita’ di scorta. Un ottimo politico ha la scorta e se ne frega delle verita’. (Ivan Della Mea) | |||||
95. L’invidia e’ la base della democrazia. (Bertrand Russell) | |||||
96. Era un alfiere fedele. Quando reggeva l’asta della bandiera non si faceva distrarre da nulla. Neppure da un cambiamento di colore. (Stanislaw Lec) | |||||
97. Diceva Marcello Marchesi nel 66 di Giulio Andreotti: Chi non muore si risiede. (Marcello Marchesi) | |||||
98. Molti governi sopravvivono grazie alla dieta mediterranea: sole, mare e tante insabbiature (Mirco Stefanon) | |||||
99. Perche’ Andreotti e’ gobbo e non ci porta fortuna? (Giacomo Vicentino) (Comix) | |||||
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Per il Senato ci vuole un cardiologo: non si è raggiunto il cuorum. (rafrasnaffra) | |||||
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FIRMA L’APPELLO: “Meno F35 più servizi”
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged F35 on dicembre 6, 2012| 6 Comments »
FIRMA L’APPELLO: “Meno F35 più servizi”
il 13 novembre 2012 la Camera dei Deputati ha iniziato la discussione del disegno di legge delega (DDL) di revisione dello strumento militare presentato dal solo ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Grazie alla nostra pressione il Senato ha modificato questo provvedimento impedendo ai generali di trasformarsi in mercanti d’armi e aumentando il controllo parlamentare sugli arsenali. Ma non basta. Questo disegno di legge:
1. taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi;
2. trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione;
3. costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari;
4. non prevede alcuna cancellazione degli sprechi e dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare;
5. impegna 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza;
6. aumenta di fatto la spesa pubblica.
I vertici militari di questo nostro paese vogliono continuare a comprare armi sempre più moderne e sofisticate e non vogliono rinunciare ai loro privilegi. Ma, mentre si tagliano i servizi alle persone e agli enti locali che li devono fornire e milioni di famiglie non ce la fanno più, queste pretese diventano insopportabili. Per questo è necessario accrescere subito la pressione sui deputati.
Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
SOTTOSCRIVI LA LETTERA DA INVIARE AI DEPUTATI:
Le scrivo per chiedere il Suo impegno personale contro l’approvazione del disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Il DDL Di Paola non riduce ma aumenta la spesa pubblica; taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi; trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione; costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari; non prevede alcuna cancellazione degli sprechie dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare; impegna 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza.
Mentre si tagliano i servizi alle persone e agli enti locali che li devono fornire e milioni di famiglie non ce la fanno più, Le chiedo di cambiare questa legge delega e di avviare una seria riforma delle forze armate coerente con una nuova idea di sicurezza e una nuova visione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo e compatibile con le possibilità economiche del Paese.
In attesa di un suo riscontro, Le invio i più cordiali saluti.
Il PD comunica……..di Parma……
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged pd parma giuseppe Bizzi on settembre 25, 2012| 5 Comments »
Giuseppe Bizzi, consigliere comunale di Parma, ha iniziato a scrivere resoconti-commenti dal consiglio comunale. Di seguito, quello relativo all’ultimo consiglio. Chi fosse interessato a essere inserito nella mailing list per riceverlo, può scrivere direttamente a giubizzi@gmail.com
Lettera dal Consiglio 2
Eccoci, seconda lettera dal consiglio che si è svolto giovedì, terminando a tarda sera. Prima, però, un invito. Mi piacerebbe caratterizzare il mio impegno di consigliere comunale, oltre che nell’azione amministrativa, anche contribuendo a incontri di confronto politico, utilizzando a questo scopo il gettone di presenza che così può diventare gettone… di partecipazione!
Il primo appuntamento è per mercoledì 26 settembre alle 21, nella sala riunioni della Corte solidale Anna Micheli (dove abito), a Panocchia, strada Quercioli 152 (partendo dalla piazza del paese, ci si lascia il circolo Arci Ciclone alle spalle, si attraversa la piazza imboccando per qualche centinaio di metri strada Quercioli: si entra nel primo cortile a destra dopo il cartello di fine Panocchia).
Parleremo di primarie. Non partendo dai posizionamenti personali, come sembra andare per la maggiore, ma dall’Italia. Ci domanderemo quali priorità vediamo per il nostro Paese, quale Pd e centrosinistra meglio saprà affrontarle. Sono convinto della necessità del confronto collettivo, prima di ogni decisione personale. Non ci saranno esperti né conclusioni, ma cinque minuti ciascuno per intervenire: ho chiesto a sei amici di rompere il ghiaccio, poi spazio a tutti.
Vi anticipo già il secondo “gettone di partecipazione”: un incontro-aperitivo con Arturo Parisi, venerdì 5 ottobre, dalle 18 alle 20.30, al Caffè Letterario di viale Fratti (arriverà invito specifico).
E ora veniamo agli spunti dal consiglio.
Debito e dimissioni (mancate)
Partirei dal grande assente: il debito. Dalla caduta della giunta Vignali è stato al centro del dibattito (giustamente!), poi dall’avvio di questa amministrazione non se ne sa più nulla. Se non da frasi riportate qui e là sui giornali: l’assessore Alinovi ha detto che se le banche non fanno credito si va al default, Capelli (assessore al bilancio!) che siamo sull’orlo del baratro… Ma in consiglio tutto tace, anzi. La seduta del 13 settembre che doveva essere dedicata alla relazione Ciclosi e alla situazione dei conti del Comune è stata rinviata al 25 e poi ancora al 9 ottobre perché Capelli ha detto di non essere pronto. Dall’Olio ha chiesto se almeno non ci fosse qualche novità sul pagamento dei fornitori rispetto a quanto detto a luglio. Silenzio. Intanto escono tensioni fortissime tra lo stesso Capelli e Barbara Piermarioli, presidente di Stt (la super – si fa per dire – holding delle partecipate) che accusa l’assessore di scavalcarla. Iotti ha chiesto al sindaco di dire chiaramente quali presidenti delle società partecipate godano della sua fiducia (la Piermarioli è stata nominata da Ciclosi).
Sicuramente non gode più della fiducia della maggioranza Villani come vicepresidente di Iren. La famosa cena segreta col sindaco non deve essere andata molto bene. Né ha portato gran fortuna ai partecipanti, se consideriamo che c’era anche Favia… Mallozzi ha chiesto per l’ennesima volta le dimissioni di Villani a nome del gruppo 5 stelle. Fatto sta che Villani è ancora lì e non si sa se pesino di più il suo attaccamento alla poltrona (e allo stipendio) o la mancanza di autorevolezza della maggioranza. Folli comunque annuncia azioni legali. Chieste dai 5 stelle anche le dimissioni di Viero da amministratore delegato di Iren, in considerazione delle condanne avute dalla Corte dei conti in suoi precedenti incarichi.
Che succede al Regio?
E veniamo al Teatro Regio. Dopo l’uscita dal cda della Camera di commercio e della Fondazione Monte, il sindaco, che presiede la Fondazione del Regio, ha nominato due persone di sua fiducia per completare i cinque componenti (sulla ratifica dell’atto ci siamo astenuti). Con questo nuovo assetto è stato approvato ieri il nuovo statuto, che porterà alla nomina della nuova dirigenza dopo la negativa gestione Meli, sostenuto dalla precedente amministrazione, che ha portato – ha detto Pizzarotti – a 6 milioni di debiti di cui 3 verso fornitori che hanno fatture non pagate anche da due anni. Vescovi per il nostro gruppo ha espresso la soddisfazione per il taglio con il passato, insieme alla necessità di aprire una fase di costruzione di ponti, visto che il Regio è un bene di tutta la città. Ora il Comune è solo (i soci usciti lo hanno accusato di scarso coinvolgimento su Festival Verdi e nuovo statuto). La prima mossa, emersa in Consiglio dalla segnalazione di Pelllacini (Udc), non è stata brillantissima per opportunità e trasparenza: l’attuale segretario generale della Fondazione Toscanini (alla cui orchestra sono state affidate le due opere del Festival già assegnate all’orchestra del Regio) sta esaminando i conti del Regio su incarico del Sindaco (che, messo alle strette, ha dovuto ammetterlo).
Scuola, salta Giocampus. Educativi, cambiano i regolamenti
Quando si tratta di collaborare e gestire tavoli, la maggioranza non brilla. Ne è una prova clamorosa la sospensione di Giocampus Scuola, sostenuto da un’alleanza educativa composta da Comune, Università, Coni, Cus, Ufficio scolastico provinciale e Barilla. 60 ore di educazione motoria per tutte le scuole primarie della città (7000 ragazzi, dalla prima alla quinta), percorsi di educazione alimentare in classe e in Academia Barilla (dalla terza alla quinta), 50 studenti con disabilità seguiti con lezioni specifiche, 70 istruttori impiegati. Il tutto senza costi aggiuntivi per le famiglie. Perché il Comune sia riuscito in 15 giorni (il 31 agosto scadeva la convenzione) a fare saltare un progetto che ha mosso i primi passi 11 anni fa, il sindaco non l’ha spiegato (ho presentato un’interrogazione e una comunicazione urgente), ma ha detto che il discorso è ancora aperto. Piccolo dettaglio: intanto le scuole sono cominciate…
Un’altra interrogazione che ho presentato era per segnalare le criticità nel regolamento in base al quale si formano le graduatorie per l’accesso ai servizi. Il vicesindaco Paci ha detto che sarà rivisto il regolamento, vedremo come. C’è poi il tema dei controlli sulle autocertificazioni che determinano il punteggio, oggi ancora scarsi per numero (meno del 10%) e troppo blandi per sanzioni (viene semplicemente corretto il dato non corrispondente al vero, senza nemmeno l’esclusione dal servizio).
Centro commerciale a 5 stelle
Discussione finale sulla licenza concessa dalla giunta per realizzare nell’ex kartdromo di San Pancrazio 9000 metri quadrati per attività commerciali, direzionali, terziarie, ricettive. Per ora la certezza è sulla Decathlon (3250 metri in tutto), catena di ipermercati sportivi. Pensare che al primo punto delle linee programmatiche del sindaco sul commercio si legge: “Stop alla concessione di nuove autorizzazioni per la costruzione di centri commerciali”. L’assessore Alinovi ha detto che è un progetto ereditato nel quale non si ritrovano, ma non concedere la licenza avrebbe voluto dire esporsi a ricorsi certi. Ha ammesso però che non si è nemmeno provato ad aprire un tavolo (eh daje coi tavoli mancati o saltati!) con i soggetti interessati. Non solo, ma Iotti e Dall’Olio hanno fatto notare come non si sia nemmeno provato ad introdurre correttivi ambientali, recependo semplicemente il progetto così come ricevuto dalla precedente amministrazione. Non si parla di accordi con il centro commerciale per ridurre i rifiuti prodotti e migliorane la differenziazione, il negozio dal punto di vista estetico sarà una scatola, il parcheggio sarà senza ombra, senza pensiline con pannelli solari, senza prese di corrente per auto elettriche… insomma tutto roba old old style. Naturalmente, abbiamo votato contro. Che hanno detto i 5 stelle? Che votavano a favore del progetto (insieme a Pdl, Udc e Civiltà parmigiana!) per senso di responsabilità, perché volevano evitare di portare danni economici ai cittadini. Un problema che sull’inceneritore (che ha ben altri ordini di grandezza per la richiesta di danni) non si pongono. Certo, ha detto Furfaro dei 5 stelle, “ma il centro commerciale non provoca gli stessi morti”. E ha aggiunto: “capiamo la contraddizione rispetto alle nostre linee programmatiche”. Conclusione del capogruppo Bosi: “Abbiamo scelto di andare contro i nostri principi”. Voilà, la rivoluzione è servita. Stasera non ditelo a Grillo…
di Giuseppe Bizzi
Spero nella Soliani… e Milano a Parma continuano ad ignorare il problema
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged toscanini tomba on agosto 10, 2012| 2 Comments »
“Per quale motivo la tomba di Arturo Toscanini, nel Cimitero Monumentale di Milano, realizzata dallo scultore Leonardo Bistolfi, versa in pessime condizioni? Come si intende intervenire per restituire al monumento la dignità che è dovuta alla memoria del grande maestro?” Lo chiede, con una interrogazione urgente al Ministro per i Beni e le attività culturali, la
senatrice del Pd Albertina Soliani che precisa: “Il problema è emerso quando sono giunte dall’America, poco tempo fa, le ceneri del nipote Walfredo Toscanini, recentemente scomparso. Il monumento, fatto costruire dal Maestro in occasione della morte del figlio Giorgio, accanto al quale Egli riposa, versa in uno stato di tale degrado tanto da suscitare lo sconcerto dell’opinione pubblica. Di fronte a tale situazione – spiega Soliani – si assiste ad un rimpallo di responsabilità, circa il dovere di provvedere alla manutenzione straordinaria del monumento, tra la Fondazione Casa Verdi, la casa di riposo per musicisti a Milano di cui Toscanini fu uno dei maggiori benefattori, il Comune e la Provincia di Milano.” “Chiediamo al ministro competente di riferire in merito a questa triste situazione”
MILANO – Una «piccola bara», arrivata da oltroceano, «scese per prima» nella tomba di Arturo Toscanini. Perché aveva soltanto 5 anni Giorgio, figlio terzogenito del maestro, quando una difterite fulminante se lo portò via a Buenos Aires, il 10 giugno 1906, mentre il padre dirigeva la stagione lirica nella capitale argentina. Il maestro, inconsolabile, commissionò una tomba di famiglia allo scultore Leonardo Bistolfi, al Cimitero Monumentale, per riposare, un giorno, accanto al figlio e agli altri famigliari. Nei giorni scorsi, un’interrogazione parlamentare urgente al Ministro per i Beni e le attività culturali ha segnalato le cattive condizioni in cui versa la tomba, tra marmi anneriti e rotture di fregi (l’ultimo restauro risale al 2002). E l’assessore ai Servizi civici, Daniela Benelli, ha promesso di impegnarsi: «Proporrò alla giunta di assumersi la responsabilità della manutenzione straordinaria della tomba di Toscanini, a patto che la Fondazione Verdi si occupi di quella ordinaria».
IL NIPOTE – «Il problema – ha denunciato nell’interrogazione parlamentare la senatrice del Pd Albertina Soliani – è emerso quando sono giunte dall’America, poco tempo fa, le ceneri del nipote Walfredo Toscanini, recentemente scomparso. «Come si intende intervenire per restituire al monumento la dignità che è dovuta alla memoria del grande maestro? (…) Di fronte a tale situazione si assiste ad un rimpallo di responsabilità, circa il dovere di provvedere alla manutenzione straordinaria del monumento, tra la Fondazione Casa Verdi, la casa di riposo per musicisti a Milano di cui Toscanini fu uno dei maggiori benefattori, il Comune e la Provincia di Milano».
LA PROFANAZIONE – Nella tomba si notano fregi mancanti, marmi corrosi e macchiati di nero. All’interno, dove dovrebbero entrare le ceneri di Walfredo Toscanini, ci sono ancora i danni provocati dai ladri sacrileghi che nel maggio 2004 profanarono la sepoltura della figlia del maestro, Wanda Toscanini Horowitz, morta il 21 agosto 1998, forse perché si era diffusa la voce che l’ultima figlia del maestro e moglie del leggendario pianista si fosse fatta seppellire con i suoi favolosi gioielli. I ladri spaccarono a martellate la lapide di marmo, aprirono una breccia nel muro di cemento che proteggeva la bara e aprirono la cassa, poi si allontanarono senza danneggiare la salma.
CASA VERDI – Wanda Toscanini, lasciò nel suo testamento il 40% della sua eredità, oltre cinque milioni di dollari, alla Casa di Riposo per musicisti Verdi. Su richiesta del nipote Walfredo Toscanini, Casa Verdi dal 2000 si è assunta volontariamente la manutenzione ordinaria della cappella con la relativa pulizia e fornitura di fiori; nel 2002, «a fronte del degrado in cui la cappella era stata lasciata nei decenni precedenti dai familiari del Maestro» – come si legge sul sito della Fondazione -, Casa Verdi eseguì a sue spese un intervento di restauro, pur eccedendo la manutenzione ordinaria». Ora è necessario un altro intervento per restaurare i marmi esterni, ma la Fondazione, che ha in programma lavori molto impegnativi per il prossimo bicentenario verdiano, non ha i fondi per occuparsene. L’accordo con il Comune potrebbe sbloccare la situazione. di Sara Regina
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged renato nicolini on agosto 4, 2012| 2 Comments »
Nel mio passato di Assessore alla cultura, è stato colui che mi ha aperto un nuovo modo di mettersi al servizio della fantasia. Un modo semplice e coerente con quel modo di non sentirsi allineato, di mettere la cultura la servizio del cittadino, un apparire discreto ma significativo. A lui mi sono ispirato,grazie Reanto per avermi insegnato a fare concretamente l’artista, non tra le nuvole ma tra la gente. ti voglio bene claudio ferrarini
È morto Renato Nicolini, ex assessore del Comune di Roma, celebre anche per aver dato vita all’Estate romana. Era nato a Roma il 1° marzo del 1942. A riferire la notizia, su Twitter, è stato Stefano Di Traglia, portavoce del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Laureato in architettura, divenne noto in qualità di assessore alla Cultura del Comune di Roma nel periodo 1976 – 1985, nelle amministrazioni di sinistra di Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli ed Ugo Vetere. Si impegnò infatti in una politica culturale praticamente inventando – tra tante iniziative – l’Estate romana, macchina politico-culturale che produsse polemiche, ma che definì anche nuovi orizzonti relativamente alle potenzialità delle città. E in realtà ebbe effetti positivi e deflagranti in tutta Italia: prima in sostanza le estati urbane erano un deserto, poi prese piede e si diffuse ed ebbe imitazioni non sempre riuscite la sua idea di una città che non chiudesse i battenti nei mesi estivi rivolgendosi – questo è un punto fondamentale – a quei ceti sociali che non potevano e non possono permettersi vacanze lunghe e tanto meno lussuose. Il concetto di fondo era quello di iniziative “aperte”. E l’idea che d’estate cinema con grandi schermi per un pubblico vasto e variegato, musica, teatro e arti visive non solo corroborassero i giorni di chi lavora anche nei mesi caldi fu importante pure per un altro aspetto: furono visti come una risposta concreta ai momenti più bui degli anni 70, una risposta a intransigenze e durezze anche delle ali più dure dell’estrema sinistra. E questo da un intellettuale che era dichiaratamente di sinistra e volutamente un “irregolare”, almeno per i criteri dell’ortodossia comunista. E però, e non è un caso, proprio con la sinistra salita al governo di Roma, e con il Partito comunista quindi, Nicolini ebbe modo di osare, organizzare, ideare. Infine un dettaglio, come dire?, umano: Renato ha sempre mantenuto una semplicità, un carattere, che lo portavano a non sbandierare studi e letture che pure aveva approfondito e talvolta un cenno, un lampo in un discorso, rivelavano. Per dirla come avrebbe potuta dirla lui, “non se la tirava”.
Naturalmente non mancarono le polemiche, inevitabili vista la carica innovativa. Ci fu chi parlò di trionfo dell’effimero. Che poi, l’effimero, ha spesso trionfato in seguito. Ma l’effimero – inteso come momento passeggero, volatile, senza lasciare tracce e per una gloria dell’assessore di turno – ha avuto presa sì, in tante città, quando invece Nicolini legava la sua idea a un’idea a un mutamento sociale e culturale della vita urbana quotidiana, non al successo o al divertimento di un attimo.
A partire dal 1983, per tre legislature fu deputato al Parlamento, eletto nel 1983 e nel 1987 nelle file del Partito comunista italiano e nel 1992 come esponente del Partito democratico della sinistra.
Alle elezioni comunali del 1993 si candida come sindaco di Roma per la coalizione formata dal Prc e dalla lista “Liberare Roma” ottenendo oltre l’8% dei consensi. Nel 1994 conclude la sua esperienza parlamentare. In tale periodo iniziò inoltre a pubblicare opere teatrali.
Nel 1985 venne nominato dal ministro francese Jack Lang, “Officer de l’Ordre des Arts et des Lettres de la République française”. Dal 1988 fino al 1996 fu vicepresidente della Fondazione “Festival dei Due Mondi” di Spoleto. Dal 1996 al 2000 commissario del Teatro stabile dell’Aquila.
LUNEDÌ CAMERA ARDENTE IN CAMPIDOGLIO
«Sono profondamente addolorato per la scomparsa dell’amico Renato Nicolini. Roma e il Paese perdono un indiscusso protagonista della vita culturale e politica e un grandissimo assessore alla Cultura che ha lasciato ad ognuno di noi una meravigliosa eredità. Ai familiari rivolgo sentite condoglianze e su loro desidero stiamo predisponendo in Campidoglio, presso la Sala della Protomoteca, la camera ardente a partire dalla ore 9 di lunedì». Lo afferma l’assessore capitolino alla Cultura, Dino Gasperini.
Addio a Renato Nicolini, l’inventore dell’Estate Romana. Architetto, drammaturgo, amministratore e uomo politico, Nicolini è morto oggi all’età di 70 anni a Roma, città dove era nato il 1° marzo del 1942.La notizia è stata diffusa da un tweet di Stefano Di Traglia, portavoce di Pier Luigi Bersani: “E’ morto Renato Nicolini. E’ stato un grande assessore alla Cultura. Dopo il buio degli anni 80 con lui Roma tornò a vivere”.La sua lunga stagione alla guida dell’assessorato comunale alle politiche culturali lo ha visto protagonista con ben tre sindaci di Roma, Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli e Ugo Vetere, in altrettante ‘giunte rosse’ come allora si definivano le alleanze nei Comuni formate da Pci, Psi, Psdi e Pri.Fu una vera e propria macchina culturale quella messa in campo con l’Estate Romana che, fra osanna e critiche, ebbe indubbiamente il merito di far riappropriare delle strade e delle piazze i cittadini, in una fase caratterizzata dalla forte minaccia terroristica. Ecco allora le proposte di maratone cinematografiche, spettacoli notturni, recite fra monumenti e aree archeologiche, funamboli di strada, fuochi d’artificio e tutto quanto fa spettacolo.Laureato in Architettura, Renato Nicolini è stato anche deputato, eletto tre volte in Parlamento: nel 1983 e nel 1987 per il Pci, Partito Comunista italiano, e nel 1992 per il Pds, Partito Democratico della Sinistra.Non riuscì invece nel 1993 nella sua corsa al Campidoglio, quando si presentò candidato a sindaco di Roma per il Prc, la Rifondazione comunista voluta da Fausto Bertinotti, ma si fermò a quota 8% nei consensi elettorali, stretto nella morsa tra Francesco Rutelli che poi sarà eletto primo cittadino e il suo principale oppositore Gianfranco Fini ‘sdoganato’ da Berlusconi. Fra gli incarichi culturali, ebbe la vicepresidenza del ‘Festival dei Due Mondi’ di Spoleto e la direzione del Teatro Stabile dell’Aquila.”Sono davvero affranto. Renato fa parte dei ricordi di gran parte della mia vita. Ci siamo conosciuti quando eravamo molto giovani e abbiamo continuato a frequentarci sempre” è il ricordo all’Adnkronos di Gianni Borgna, assessore alla Cultura del comune di Roma nella giunta Rutelli. “I ricordi – continua Borgna – sono infiniti. Quando sono diventato assessore sentii tutto il peso del grande lavoro che lui aveva fatto come assessore negli anni delle giunte Petroselli e Argan. Anche allora ci siamo molte volte sentiti e discusso”. Fu Borgna a nominare Nicolini presidente dell’azienda Palaexpo: “Fu lui il primo presidente fino al 2001”, chiarisce Borgna che aggiunge: “Ultimamente lo avevo incontrato spesso, mi aveva parlato anche della sua malattia e mi aveva detto ‘vedrai che me la cavo’. Era allegro e speravo che veramente l’avrebbe superata. Invece, purtroppo così non è stato”.La morte di Renato Nicolini “è un grande dolore anche personale” afferma all’Adnkronos Silvio Di Francia, assessore alla Cultura del comune di Roma nella giunta di Walter Veltroni. “Io ero convinto che l’Estate romana ideata da lui – prosegue Di Francia – non era solo un divertimento occasionale ma un vero progetto culturale, tanto che con Renato organizzammo insieme i trent’anni dell’Estate romana diventata uno dei marchi di identità della cultura romana. Ultimamente l’ho sentito ed era abbastanza dispiaciuto di questo momento un po’ grigio dell’estate romana ridotta a gazebo senza contenuti”.All’Adnkronos parla anche Giorgio Ferrara, direttore artistico Festival di Spoleto. “Per me è stato l’inventore di un nuovo modo di fare lo spettacolo – sottolinea – Aveva delle invenzioni sempre straordinarie, molto raffinate e molto popolari allo stesso tempo”.Il cordoglio è unanime. ”Rendo omaggio a una delle persone più creative della recente storia politica e culturale di Roma – afferma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno – Al di là delle visioni politiche, Nicolini è stato per tutti un maestro di come si porta la cultura in mezzo alla gente e di come la cultura può alimentare l’anima e l’identità di una città. Le sue creazioni culturali, e in particolare l’Estate Romana, hanno cambiato la storia della politica culturale non solo di Roma ma di tutte le città italiane”.”La morte di Renato Nicolini ci rattrista e ci addolora. Con Nicolini scompare uno dei principali artefici della politica culturale romana e italiana” dichiara in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.E per Renata Polverini, presidente della regione Lazio, ”con la sua felice intuizione dell’Estate Romana, avvicinando i cittadini alla cultura unita al divertimento Nicolini è stato protagonista e artefice di una rivoluzione nel mondo culturale della nostra città che perdura ancora oggi”.”E’ davvero difficile dire addio a Renato Nicolini. Ripensare a lui fa venire in mente gioia, vitalità, creatività, non certo morte” le parole di Walter Veltroni. “Quelle estati romane sono state preziose e importanti, quegli eventi, quella idea di città aperta e di cultura capace di parlare a tutti sono nella nostra memoria come nella memoria di tutti – aggiunge Veltroni – Quella idea di cultura è stata una risposta straordinaria a chi, negli anni di piombo, voleva che vincesse la paura, che la gente restasse chiusa in casa. Dobbiamo a Renato anche questo”.”Uomo di cultura, eccellente amministratore” il ricordo del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. “Nicolini fu l’indimenticato assessore alla cultura del Comune di Roma che, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, inventò l’Estate Romana. Un’esperienza che arricchì la città e, in anni difficili, segnati dal terrorismo, aiutò i cittadini di Roma a riprendere spazi di libertà. Un esempio – prosegue – che si moltiplicò e che fu ripreso dalle amministrazioni di altre città. Uomo lieve ma forte, solido nei suoi convincimenti, Nicolini ci ha insegnato che la buona politica si fa perseguendo un’idea di servizio alla comunità”.”Renato era una persona speciale e allegra che ha cambiato il volto della città con il suo estro e con la sua invenzione dimostrando che la cultura può cambiare, appunto, il volto di una città e la vita concreta di tante persone” sottolinea Giovanna Melandri, ex ministro dei Beni culturali. “Il suo sforzo continuo a pensare alla cultura, all’arte e alla creatività come a qualcosa di concreto e non effimero – aggiunge Melandri parlando con l’Adnkronos – paradossalmente lo allontana dal termine che lo ha contraddistinto per tanto tempo, quello di inventore dell’effimero. Credo che alla fine gli si addica poco”.Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl Camera, Nicolini ”ha rappresentato un’epoca, l’innesto della fantasia e della cultura nella gestione della città. Tutta questa fase è stata inventata e costruita da lui e da Gianni Borgna e poi politicamente utilizzata con luci e ombre da Veltroni quando è stato sindaco. In ogni caso Nicolini ha avuto in questo contesto una sua propria identità e ad essa e al ricordo di tutto quello che è riuscito a mettere in campo con rispetto esprimiamo il nostro ricordo”.Il leader di Api Francesco Rutelli ha espresso ”grande dolore per la morte di Renato Nicolini” ricordando che “le sue innovazioni hanno segnato uno strappo culturale e civile nel sonno e negli incubi di fine anni ’70. Un cambiamento di primaria importanza che ha accompagnato la mia generazione”.Scrive su Twitter Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà: ”Far riemergere Roma da degrado e decadenza, sarà il miglior modo, vero e non retorico, per rendere omaggio a Nicolini. A lui – uomo di una sinistra colta e popolare, innovativa ed ironica, mai banale – sarebbe piaciuto così”.
Miracolo Italiano: “MACCHÈ PROFESSORE, MONTI HA INSEGNATO A TRENTO NEL ’69, CHE È UGUALE ALLA LAUREA DEL TROTA IN ALBANIA”
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged europa monti berlusconi ida magli on luglio 31, 2012| Leave a Comment »
Andrea Morigi per “Libero” Ida Magli
L’aveva predetto nei suoi numerosi interventi, in libri e articoli: l’Europa non sta in piedi. L’antropologa Ida Magli ora magari teme di passare per Cassandra, ma nel frattempo approfondisce la sua analisi.
Immaginava un crollo così repentino?
«Come lei sa è da tanti anni che lo vado dicendo. È del 1996 il mio primo libro contro l’Europa. Avevo tentato di convincere anche gli industriali che la moneta unica era una scelta suicida».
ROTTURA EURO
Quali industriali?
«Ero stata invitata a tenere una relazione a un convegno sull’Europa, a Lecco, ospite del presidente dei Giovani Industriali, Marco Campanari».
Prima dell’istituzione dell’euro?
«Certo. E fu una discussione molto animata e simpatica. Io, in quell’occasione, ero il tecnico».
Non la tecnocrate, vero?
« Guardi che i tecnocrati non esistono. Le formule che ci mandano in rovina le fanno gli ingegneri finanziari».
PRODI AL LANCIO DELL EURO
La tecnocrazia l’hanno teorizzata in molti, però. E per tanti professori è la prassi…
«Macché professori e professori!»
Nemmeno Monti merita la qualifica di professore tecnocrate, secondo lei?
«Nel Parlamento italiano ce ne sono tantissimi di professori. Uno che è stato due volte alla Commissione europea sarà un politico o no? Anche Antonio Martino è un professore. Mi dica lei che differenza passa fra i due».
Martino non ha votato il fiscal compact.
«Invece Monti ha insegnato a Trento nel 1969. È paragonabile al Trota che va all’università in Albania. Studiava anche Renato Curcio in quell’Università. Per questo mi chiedo come mai Berlusconi abbia nominato proprio Monti».
pannella
Qual è la sua opinione in proposito?
«Che siamo sempre stati un popolo governato da traditori. Ho pubblicato anche un libro sulla storia d’Italia, sul filo conduttore dei tradimenti. E mi meraviglio che Berlusconi accetti un’uscita di scena simile. Eppure un giorno ci siamo svegliati e non avevamo più la democrazia».
Forse perché molti dicevano che il dittatore era Berlusconi?
«Allora vuol dire che passiamo da una dittatura all’altra. Ma è Berlusconi ad aver portato Monti, insieme a quella donnetta della Bonino, ai vertici della Commissione europea».
Non fu per un accordo con Pannella, in quel caso?
«Ho sempre pensato che Pannella fosse una persona sudicia. I suoi scioperi della fame sono capricci da bambini: “Mamma non mangio”… »
Ma i Radicali attingono alle radici del pensiero europeista, il federalismo, Spinelli…
«Balle. Nessun Paese potrebbe accettare di nominare commissari del genere. Si ricorda della Commissione Santer, costretta nel 1995 alle dimissioni per un buco di bilancio? Era proprio nel dipartimento della Bonino, quello degli aiuti all’emergenza. Erano spariti i soldi dei bambini del Biafra! E Monti dov’era? Non sorvegliava sul bilancio della Commissione?»
berlusconi monti
Ingenuo, magari?
«L’unico interrogativo vero che mi pongo, rispetto a quella classe dirigente europea è: avranno sbagliato per stupidaggine? Non si può affermarlo: erano tutti banchieri, non incompetenti. Volevano il disastro, cioè la fine degli Stati nazionali? Sospetto che vogliano che ci riduciamo alla morte consegnandoci al governo globale. Proprio qualche giorno fa, sul Corriere della Sera, si presentava il libro del figlio di Giorgio Napolitano, Giulio. La tesi principale è: serve la governance globale. Devo dedurre che anche il presidente della Repubblica voglia il governo globale».
Perché?
«Perché ogni volta che la Borsa va male, si risponde che “bisogna fare più Europa”. E immancabilmente scatta un provvedimento. Ora avanza il fiscal compact. E come sempre, immancabilmente si perde un pezzetto di sovranità nazionale. Peccato che la Costituzione italiana non preveda il “tradimento”. Sono stati furbi a evitarlo».
BERLUSCONI NAPOLITANO
Siamo al golpe, insomma?
«Questo è certo. Ma anche i giornalisti se ne sono disinteressati fino a quando c’è stato il problema economico. Prima sghignazzavano. In effetti il Parlamento europeo non conta nulla. È tutta una finzione. E l’Italia, dove sventola la bandiera europea da tutti gli edifici pubblici, la persegue più accanitamente degli altri. Dopotutto, nel Trattato di Lisbona, approvato così a fatica, non erano riusciti ad approvarne l’istituzione. Eppure la regola è che si può esporre quando ricorre la festa dell’Europa. Nemmeno l’inno si suona più».
Perché l’Europa suscita così scarsi entusiasmi?
«Perché come si fa a fare uno Stato senza i popoli? Se li vede, i cittadini che parlano 27 lingue diverse, innamorati di uno Stato siffatto? Anche i soldi sono uno strumento fatto dagli esseri umani. Se ci fossero i popoli, accadrebbe come ai melanesiani, che utilizzano le conchiglie, che funzionano benissimo come moneta di scambio. Le immagini delle banconote europee, invece, dimostrano il contrario: non riportano riferimenti alle realtà nazionali».
BERLUSCONI NAPOLITANO
Allora torniamo alle monete nazionali?
«Sì, la ragione principale è che la moneta non può essere sganciata da uno Stato. Non è una moneta sovrana. Siamo nella buffa condizione in cui i debiti degli Stati non sono sovrani. Uno Stato che non batte moneta non è sovrano. Perciò lavoriamo nel vuoto dal punto di vista della gestione statale della moneta. La Bce ha un nome ingannatore: non è affatto la banca centrale europea. La vogliono definire così, ma appartiene a dei soci privati, tra i quali Draghi, i Rothschild, i Rockefeller, la Regina del Belgio, la Banca d’Inghilterra. Sono loro i veri azionisti. Il loro direttivo non compra i titoli di Stato italiani per un motivo molto chiaro: per non mettersi a rischio».
Qualcuno li compra…
«Certo, nella speranza di guadagnarci moltissimo. E noi li dobbiamo mettere all’asta al 6,5- 7% d’interesse. Lo ripeto: la Bce è una banca fasulla. Quando Draghi dice che l’euro è irreversibile fa ridere. Come se il povero re Luigi XVI, salendo sulla ghigliottina, avesse detto che la monarchia era irreversibile».
Come evitiamo di farci decapitare?
«Torniamo a un governo politico».
Anche se c’è la crisi della politica?
«Un governo legittimo fa sempre la differenza, rispetto a uno non legittimo, nei confronti di coloro che speculano sui titoli di Stato».
Quindi andiamo a votare subito?
«Non è necessario. Visto che Monti ha chiaramente fallito, si può dare l’incarico a un politico qualsiasi, purché non sia Berlusconi».
Chiunque altro farà meglio di Monti?
«Almeno sarà in grado di gestire dignitosamente le prossime elezioni».
Come fare l’assessore senza soldi e non è un mestiere da star……(dedicato al prossimo assessore della cultura di Parma)
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged cultura on giugno 6, 2012| Leave a Comment »
La questione dei fondi per la cultura, oggi ancor più che in passato, è un campo minato. Penso che sia buona cosa cercare di sminarlo, almeno un po’.
La prima mina consiste nell’assioma che oggi non ci sono più soldi. Quanto c’è di finanziario in questo assioma e quanto di politico? Facciamo il caso di Torino. Si legge in questi giorni sui giornali che bisognerà ragionare su 23-24 milioni destinati ogni anno alla cultura da parte del Comune. Poiché il bilancio complessivo è intorno ai 1.300 milioni, se ne deduce che alla cultura viene assegnato meno del 2% del totale. Non spingiamoci fino alla città di Lione che destina il 20% alla cultura; limitiamoci a fare un po’ di benchmarking tra 10-15 città europee che dicono, come fa Torino, di considerare la cultura un motore di sviluppo di primaria importanza. Constateremo che siamo completamente fuori misura. Se la torta si è ristretta, non per questo la percentuale di bilancio destinata alla cultura si deve ridurre: se era, poniamo, il 6%, adesso lo sarà di una torta più piccola ma rimarrà quello. Se invece si riduce al 2% è perché si è scelto di saccheggiare la cultura per poter tenere fermi altri settori. Allora non è vero che la cultura è una priorità. Stiamo parlando di cifre che comunque non sbilancerebbero un bilancio generale di quelle dimensioni. Quindi ci sarebbe spazio, se lo si volesse, per la politica e per le sue scelte.
La seconda mina ha a che fare con il famoso coinvolgimento dei privati. In una bella intervista di Rampini («la Repubblica», 22 aprile), Gianandrea Noseda, direttore artistico del Teatro Regio di Torino, ribadisce che il Metropolitan di New York è sostenuto per il 98% da sovvenzioni che i privati detraggono dalle tasse. In Brasile è entrata da poco in vigore una legge che rende più conveniente devolvere alla cultura che pagare le tasse. In questo modo il sostegno alla cultura diventa più rapido ed efficace. Certo: tuttavia è lo Stato che paga, non i privati. Supponiamo comunque che i privati debbano collaborare anche al di là delle defiscalizzazioni. L’esperienza mi insegna che lo fanno solo se gli enti pubblici dimostrano di assegnare un ruolo significativo alla cultura, non se le destinano meno del 2% del bilancio complessivo. Se la cultura non è importante per il Comune perché lo dovrebbe essere per i privati?
La terza mina riguarda gli sprechi che io ho sempre assimilato alle armi di distruzione di massa in Iraq: si diceva che c’erano per avere il pretesto di invadere e di distruggere. Si saccheggiano i contributi alla cultura perché ci sono gli sprechi; poi si scopre che non ci sono ma ormai il saccheggio è avvenuto e non si torna più indietro. Gli sprechi vanno eliminati, ci mancherebbe; ma per gestire meglio il budget, non per ridurlo. Non a caso ho messo al primo posto la questione della fetta di bilancio che è «scientificamente» necessario assegnare alla cultura affinché ne traggano vantaggi i cittadini, le imprese, l’immagine della Città. È sacrosanto che quel budget vada utilizzato al meglio, ma innanzitutto ci deve essere.
Mi resta difficile dire che cosa può fare un assessore alla Cultura oggi che non ci sono più soldi. È fin troppo evidente che senza soldi non si può fare nulla specialmente se, per i motivi che ho illustrato, sono alquanto illusorie le scappatoie che puntualmente spuntano fuori quando si parla di questi argomenti: il coinvolgimento dei privati, l’eliminazione degli sprechi e via di questo passo. Come è già successo in passato bisogna avere fiducia nella ragionevolezza e nella mobilitazione e non arrendersi a visioni ragionieristiche che nascondono rappresentazioni mentali non molto diverse da quella che aveva portato un ministro a dire qualche tempo fa che «con la cultura non si mangia». di Fiorenzo Alfieri
Bari – «Lo dico a scanso di equivoci: nella riqualificazione del Margherita, la Lum e i De Gennaro non c’entrano una beneamata “pippa”». L’ospite d’onore della serata Michele Emiliano non poteva che infarcire il suo personale bilancio sulla cultura a Bari con il suo tipico linguaggio accalorato. Ma nel quarto appuntamento dell’associazione culturale Bari Partecipa, i protagonisti sono stati diversi temi, singoli tasselli del quadro culturale pugliese: da quello degli spazi, al collegamento con l’istruzione, fino al valore del contratto etico proposto dalla Regione ai giovani in formazione. “La cultura? È un’altra cosa”, titolo dell’evento, fa tornare alla mente il Pinuccio Tatarelladi Toti e Tata: come dire, valorizzare creatività ed eccellenze, ma dal cuore verace. Ma è pure un modo per esorcizzare la figura dell’onorevole missino che propose di celebrare il 25 aprile con la festa per il Natale di Bari anziché come Festa di liberazione.
Gli organizzatori sono partiti dal «sedimento del populismo culturale e i tagli a scuola e università», figli del berlusconismo, portatore di «egemonia sotto-culturalesu modelli di consumismo culturale di corto respiro, eminentemente estetico». Neldocumento di presentazione si pongono molti punti: l’interazione tra gli Enti, non sempre sufficiente; «l’emorragia di capitale giovane umano e preparato»; la dichiarata «miopia» del contratto etico regionale che fa la fortuna, di fatto, di imprese e università estere e di fuori Puglia, i cui fondi potrebbero essere utilizzati per favorire master e formazione di alto livello nel nostro territorio e attirare così nuovi studenti; l’interazione dell’Università alla ricerca di nuovi spazi; e la scommessa di Bari capitale europea della cultura per il 2019, «perché nelle altre nazioni si è dimostrato che ci si candida non per quello che la città è, ma per quello che può diventare».
I relatori hanno portato all’assemblea il loro punto di vista che abbiamo riportato col consueto liveblogging su twitter (canale gobarinews) con l’hashtag #baripartecipa. Silvia Godelli, assessore alle politiche culturali della Regione, e Alba Sasso, sua collega per l’istruzione, hanno ricordato che la politica dell’Ente da loro rappresentato è stata più organizzativa e manageriale che fatta di iniziative. «Abbiamo permesso ai soggetti artistici di esprimersi – ha rivendicato la Godelli – perché non credo che debba essere l’ente pubblico a dover agire direttamente. Deve mettere invece gli artisti nelle condizioni giuste, con fecondazione culturale, creazione di possibilità e supporto professionalizzazione, nonostante l’attuale periodo di autentica decadenza». Sulla stessa lunghezza d’onda la Sasso, secondo cui cultura e istruzione vanno di pari passo e le azioni portate avanti stanno dimostrando che sollecitare allo studio fin dall’infanzia è un metodo ideale per colmare qualsiasi gap. Per Oscar Iarussi, presidente di Apulia Film Commission, e Giancarlo Di Paola del club della cultura di Confindustria e della Camera di commercio per la promozione all’estero, «parlare di cultura è come cercare di disinnescare una bomba, how to disarm an atomic bomb, per cui se si taglia il filo sbagliato si salta per aria». Hanno raccontato di una Puglia di fermenti ed esperienze positive, in cui anche prima della riapertura del Petruzzelli la vita della città di Bari ha portato ai cambi racchiusi nella “primavera pugliese” di sette anni fa.
È toccato a Michele Emiliano chiudere l’appuntamento a modo suo, invitando al «rischio» per riuscire nel campo culturale ed annunciando un sodalizio con Nicola Conte, musicista e dj acid jazz di livello internazionale e barese di nascita, pronto ad assumersi la responsabilità di una programmazione da far orbitare attorno al Petruzzelli. Nella Bari delle contraddizioni, senza assessore alla cultura, in cui i teatri chiudono (Kursaal e Piccinni) o stentano ad aprire (auditorium Nino Rota), a sentire il sindaco le idee non sono mancate e gli investimenti sono stati ingenti. «Se la fondazione Petruzzelli acquistasse il Kursaal, una volta completati i lavori all’auditorium e riconsegnato il Piccinni come teatro stabile alla città, il politeama potrebbe essere reinventato nella sua essenza. Ricordiamoci che oggi il Petruzzelli è un’autentica impresa, prima acquistava solo spettacoli, mentre oggi li produce completamente. E con tre teatri messi a regime, il Margherita potrebbe essere destinato a un progetto per esposizioni visive, anche con collezioni di privati».
A Bari, terra di strutture distrutte e ricostruite e al tempo stesso di fenomeni allaPinuccio (alias Alessio Giannone che ha regalato a Bari Partecipa un video esclusivo dei suoi), non ci si rassegna al pessimo adagio secondo cui la cultura non dà da mangiare. di Gianvito Rutigliano
La moda a sinistra di chiamare intellettuali di grido o star dello spettacolo a dirigere assessorati alla Cultura, per far clamore sui media, ha convinto anche il vispo rottamatore Matteo Renzi. E così a Firenze è stato nominato Sergio Givone, noto filosofo di estetica. I giornali ne parlano, Renzi ha buon gioco nel dire che la città cambierà il proprio volto con un nome così prestigioso in giunta. Le stesse frasi le disse quando nominò il sociologo Giuliano Da Empoli. Dopo poco Da Empoli se ne andò, senza lasciare traccia. Alla Provincia di Firenze, sempre di sinistra, è stata messa la ballerina Carla Fracci. Ancora non si è visto nulla di nuovo a tre anni dall’insediamento. A Bologna la giunta rossa di Del Bono, che è finita come sappiamo, fece assessore Nicoletta Mantovani, ex segretaria e moglie di Luciano Pavarotti. Del tempo che è stata in carica si ricorda soltanto che ricevette un pene in metallo regalato dall’Arcigay. A Milano il sindaco Pisapia scelse alla Cultura l’architetto Stefano Boeri perch´ così la città avrebbe maturato lustro internazionale. Dal giorno dopo, tra i due sono iniziate le liti, le scenate, le dimissioni annunciate, fino all’ultimo passo: Boeri resta, ma forse senza deleghe. E a tutt’oggi Milano non è certamente una capitale culturale europea. La morale è che quando questi nomi di grido o da salotto si mettono al lavoro come semplici amministratori, il risultato è un disastro. La pubblicità iniziale è forte, ma è forte anche il tonfo di disillusione che lasciano dopo essersene andati e non aver cambiato nulla. Quando De Magistris chiamò Roberto Vecchioni a Napoli a dirigere il Forum delle Culture, lui accettò entusiasta, ma se ne andò con le mani nei capelli, prima che il Forum partisse. Capì bene che un conto sono i discorsi, un conto è mettersi lì, a capo chino, a far pareggi e conciliare, come fanno gli amministratori. Inutile dirgli, a sinistra, che una ballerina e un cantautore possono essere eccellenti nel loro mestiere, ma del tutto inesperti e incapaci nel gestire un animale riottoso come l’amministrazione pubblica. Inutile dirglielo: loro continuano. E adesso preparano la lista civica di Repubblica, con Saviano e Rodotà alla giustizia, Settis ai beni culturali, e Fabio Fazio alla comunicazione. La politica dei nomi da show non ha ritegni.
Soldi sperperati per un G8-ma quante vite si possono salvare con quel denaro
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged G8 on Maggio 20, 2012| Leave a Comment »
A Camp David il presidente del Consiglio Mario Monti parla della situazione economica internazionale definendola “molto complicata”, ma difende i progressi fatti dal Belpaese.
Questa mattina Monti è atterrato a Washington per raggiungere Camp David e partecipare alla riunione del G8 che si terrà nella residenza del presidente americano Barack Obama. Domani i capi di Stato e di governo si sposteranno a Chicago dove si terrà il vertice della Nato. A Camp David Monti è tornato a chiedere che ci sia a livello mondiale ed europeo “una crescita molto più vigorosa” che “consentirà anche di mantenere nel tempo quegli equilibri di bilancio pubblico che l’Italia per prima e con tanta fatica ha raggiunto e intende mantenere in un quadro di crescita”. Il presidente del Consiglio ha, quindi, fatto notare che il G8 avviene in un momento in cui “la situazione finanziaria ed economica mondiale ed europea è molto complicata lo sappiamo tutti, dalla Grecia e per le implicazioni più vaste”. Lasciando l’albergo di Washington che lo ha ospitato prima di recarsi al G8 di Camp David, Monti ha sottolineato che il summit dei grandi della terra “è una occasione quindi doppiamente importante”.
Ma quanto ci costa il G8
Alla confusione sull’ammontare delle cifre si aggiunge la confusione sulla provenienza dei soldi. Sempre Flavio Lotti sottolinea che per organizzare il vertice in Sardegna sono stati stanziati fondi Fas, ovvero di sviluppo alle aree del Mezzogiorno, che sarebbero dovuti servire, ad esempio, all’allargamento della strada Olbia–Sassari, ma che sono stati in gran parte usati per i lavori all’Arsenale. Una struttura che in futuro dovrebbe ospitare “altri eventi internazionali”, dei quali ben otto entro la fine del 2009. Altra ipotesi, potrebbe diventare un centro commerciale. Inoltre si chiede Lotti, perché l’evento è gestito dalla Protezione civile, i cui compiti dovrebbero essere altri? I bilanci fanno parte di quelli della Protezione civile o si parla di contabilità separata? E soprattutto chi pagherà il conto?
Il vero voto di protesta è credere nelle parole di un genio d’amore
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged voto di protesta grillo on Maggio 7, 2012| 2 Comments »
Vorrei che la politica italiana si confrontasse con queste parole di Madre Teresa di Calcutta. Quale miglior programma elettorale…… Gli elettori chiedono solo la sincerità, l’onestà di chi si presenta, ma anche la competenza, credo che se ogni candidato faccia di queste parole un uso giornaliero, tanti problemi non esisterebbero…… meditate gente…namaste cF
Dai il meglio di te…
L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico
NON IMPORTA, AMALO
Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici
NON IMPORTA, FA’ IL BENE
Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici
NON IMPORTA, REALIZZALI
Il bene che fai verrà domani dimenticato
NON IMPORTA, FA’ IL BENE
L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile
NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo
NON IMPORTA, COSTRUISCI
Se aiuti la gente, se ne risentirà
NON IMPORTA, AIUTALA
Da’ al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci
NON IMPORTA, DA’ IL MEGLIO DI TE
Trova il tempo..
Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell’anima.
Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell’eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E’ la fonte della saggezza
E’ la strada della felicità
E’ il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità
E’ la chiave del Paradiso.
(Iscrizione trovata sul muro
della Casa dei Bambini di Calcutta.)
Ama
Ama finche’ non ti fa male,
e se ti fa male,
proprio per questo sara’ meglio.
Perche’ lamentarsi?
Se accetti la sofferenza
e la offri a Dio, ti dara’ gioia.
La sofferenza
e’ un grande dono di Dio:
chi l’accoglie,
chi ama con tutto il cuore,
chi offre se stesso
ne conosce il valore.
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che é importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c`e` in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!
Inno alla vita
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, valorizzala.
La vita è amore, vivilo.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La via è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è la vita, difendila.
La peggiore malattia oggi
e’ il non sentirsi desiderati
ne’ amati, il sentirsi abbandonati.
Vi sono molte persone al mondo
che muoiono di fame,
ma un numero ancora maggiore
muore per mancanza d’amore.
Ognuno ha bisogno di amore.
Ognuno deve sapere
di essere desiderato, di essere amato,
e di essere importante per Dio.
Vi e’ fame d’amore,
e vi e’ fame di Dio.
Ama la vita così com’è
Amala pienamente,senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.
Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!
Il giorno più bello? Oggi.
L’ostacolo più grande? La paura.
La cosa più facile? Sbagliarsi.
L’errore più grande? Rinunciare.
La radice di tutti i mali? L’egoismo.
La distrazione migliore? Il lavoro.
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento.
I migliori professionisti? I bambini.
Il primo bisogno? Comunicare.
La felicità più grande? Essere utili agli altri.
Il mistero più grande? La morte.
Il difetto peggiore? Il malumore.
La persona più pericolosa? Quella che mente.
Il sentimento più brutto? Il rancore.
Il regalo più bello? Il perdono.
Quello indispensabile? La famiglia.
La rotta migliore? La via giusta.
La sensazione più piacevole? La pace interiore.
L’accoglienza migliore? Il sorriso.
La miglior medicina? L’ottimismo.
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto.
La forza più grande? La fede.
Le persone più necessarie? I sacerdoti.
La cosa più bella del mondo? L’amore.
Le opere dell’amore
sono sempre opere di pace.
Ogni volta che dividerai
il tuo amore con gli altri,
ti accorgerai della pace
che giunge a te e a loro.
Dove c’e’ pace c’e’ Dio,
e’ cosi’ che Dio riversa pace
e gioia nei nostri cuori.
Siamo solo sassolini buttati nel mare
che fanno increspare l’acqua.
Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare,
trova un minuto per ridere.
Sulla Gioia
Un cuore gioioso è il normale risultato
di un cuore che arde d’amore.
Lagioia non è semplicemente una questione di temperamento,
è sempre difficile mantenersi gioiosi:
una ragione di più per dover cercare di attingere
alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.
La gioia è preghiera; la gioia è forza; la gioia è amore.
E più dona chi dona con gioia.
Ai bimbi e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli,
donate loro sempre un gaio sorriso;
donate loro non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non si sia in grado di donare molto,
però possiamo sempre donare la gioia
che scaturisce da un cuore colmo d’amore.
Se nel vostro lavoro incontrate difficoltà e le accettate con gioia,
con un largo sorriso, in ciò, al pari di molte altre cose,
vedrete le vostre opere buone.
E il modo migliore per dimostrare la vostra gratitudine
consiste nell’accettare ogni cosa con gioia.
Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi
e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
Non sarete in grado di nasconderla poiché la gioia trabocca.
La gioia è assai contagiosa.
Cercate, perciò, di essere sempre
traboccanti di gioia dovunque andiate.
La gioia dev’essere uno dei cardini della nostra vita.
E’ il pegno di una personalità generosa.
A volte è altresì un manto che avvolge
una vita di sacrificio e di donazione di sé.
Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
Splende come un sole in seno a una comunità.
Che Dio vi renda in amore tutto l’amore che avete donato
o tutta la gioia e la pace che avete seminato attorno a voi,
da un capo all’altro del mondo.
Rinunciano alle auto blu …ma ci fanno un ….. grande come una casa…….
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged auto blu on Maggio 3, 2012| 1 Comment »
La politica di riduzione dei costi dovrebbe produrre un risparmio di oltre 300 milioni di euro.
“Il Governo non acquisterà nuove ‘auto blu’ nel 2012 e auspica, per le amministrazioni territoriali, l’adozione di un’analoga impostazione”. E’quanto afferma Palazzo Chigi in una nota nella quale si precisa che il bando di gara della Consip sulle auto blu “non determina automaticamente l’acquisto di nuove autovetture”.
“Il Governo ha avviato, con decreto del Presidente del Consiglio del 13 gennaio 2012, una politica di riduzione dei costi di gestione delle autovetture. Già nel 2011 c’è stato un taglio del 13% rispetto all’anno precedente”, afferma palazzo Chigi nela nota. “Formez PA – sottolinea il governo – ha stimato che la politica di riduzione dei costi produrrà un risparmio complessivo di oltre 300 milioni di euro, così divisi: 250 milioni di euro l’anno dalle amministrazioni locali; 60 milioni l’anno dall’amministrazione centrale”.
“In riferimento agli articoli apparsi su alcuni quotidiani italiani, relativi alla Gara per fornitura in acquisto di berline medie con cilindrata non superiore a 1.600 cc”, il governo sottolinea che quel bando “non determina automaticamente l’acquisto di nuove autovetture”. Infatti, “con l’aggiudicazione delle convenzioni, Consip stipula soltanto un accordo quadro che può essere utilizzato dalle pubbliche amministrazioni per soddisfare le necessità di spostamento sul territorio”. “Il bando è pensato soprattutto per le esigenze delle Forze dell’Ordine e di quelle che svolgono servizi di utilità sociale che, più di altre, hanno bisogno di mezzi operativi”, sottolinea Palazzo Chigi in una nota. “Attualmente, infatti, il 61% del parco auto ha tra i 5 e oltre 10 anni. Gli elevati e continui costi di manutenzione rendono l’utilizzo di queste vetture, oltre che inquinante per l’ambiente, particolarmente diseconomico”. “La gara, peraltro, è stata oggetto, già nelle settimane scorse, di una interrogazione a risposta immediata presso la Camera dei Deputati (consultabile nella banca dati della Camera stessa) – conclude il governo – In tale occasione, in Aula, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella persona del Vice Ministro, ha già dato una esaustiva risposta indicando tutte le norme su cui si basa la gara”.
VERGOGNA… la fregatura continua spudoratamente contro il popolo FACCIAMO UN APPLAUSO A TUTTI QUEI POLITICI CHE SONO ANDATI IN TELEVISIONE A DIRE… CHE HANNO RINUNCIATO ALLE AUTO BLU….CLAP CLAP BRAVI! PECCATO CHE HANNO OMESSO UN PICCOLO PARTICOLARE: RINUNCIANDO ALL’AUTO BLU PERCEPIRANNO € 70.000,00 IN PIU’ ALL’ANNO, QUALE RIMBORSO PERCHE’ UTILIZZERANNO LA LORO AUTO!! CONDIVIDETE …FATE SAPERE A TUTTI COME CONTINUANO A DIVERTIRSI A PRENDERCI BEATAMENTE PER IL…………..
In Italia circolano 72 mila auto blu: il dato ufficiale basta consultarlo sul sito del Formez che ha compiuto il monitoraggio per conto del ministero della pubblica amministrazione. Numero sbalorditivo ma il bello deve ancora venire. Già, perchè si scopre che la nostra burocrazia è riuscita a catalogare le auto di servizio in tre gruppi: le “auto blu-blu” (proprio così, due volte blu) che sono quelle di rappresentanza politico-istituzionale “a disposizione di autorità e alte cariche dello Stato e delle amministrazioni locali”, poi le “auto blu” (una sola volta blu) che sono quelle a disposizione dei “dirigenti apicali” (testuale), infine le “auto grigie” adibite, dice la relazione del Formez, ai “servizi operativi”. Gli addetti sono 35 mila (di cui 14 mila autisti), la spesa per il personale è di 1,2 miliardi di euro all’anno. La spesa di gestione di di 350 milioni di euro che, sommando gli ammortamenti, diventa di 650 milioni. C’è poco da commentare, basta una parola: vergogna. E nel Regno Unito? Occorre una premessa: le auto di servizio vengono gestite da un’authority che dipende dal ministero dei trasporti e si chiama “Government Car and Despatch Agency”. In pratica, se un dipartimento ha bisogno di un’auto blu deve rivolgersi e farne richiesta all’Agenzia. Ecco i numeri ufficiali (anche in questo caso consultabili facilmente sul sito della “GCDA” oltre che governo): al 31 marzo 2010 le auto blu in dotazione ai ministeri erano 78, il parco auto era complessivamente di 261 nel 2010, sceso a 195 nel 2011. Per parco auto s’intendono le vetture “blu-blu” (usiamo la terminlogia italiana e non quella britannica che si limita a un sobrio “ministerial cars”) e le vetture “blu” e “grigie”, utlilizzate per i servizi (ad esempio trasporto documkenti e posta). Gli addetti sono 239 e il costo complessivo è di circa 7 milioni di sterline. Ammettiamo pure che alla statistica sfuggano le auto di rappresentanza della famiglia reale (che sono 8). Ammettiamo che ne sfuggano pure quelle dei magistrati dell’Alta Corte e dei sindaci delle maggiori città. Nonostante tutto il raffronto fra Roma e Londra (sulle auto blu-blu) è imbarazzante. E poi ci sorprendiamo se scivoliamo sempre più giù..
“Proprio stamattina un’auto blu sul raccordo anulare di Roma pretendeva il solito sopruso tentando il sorpasso a destra, sulla corsia d’emergenza. Premetto che mi giravano le palle per miei motivi … Ho messo due ruote sulla corsia d’emergenza anch’io, non lasciando lo spazio per effettuare il sorpasso … L’ho costretto a starmi dietro fino a che il lampeggiante sul tetto si è acceso e la sirena si è attivata … La mia macchina ha cominciato ad avere problemi …si è spenta (guarda il caso!) , per cui ho dovuto accostare in corsia d’emergenza costringendo l’auto blu a fermarsi. L’autista inveiva …strano! Ho messo il giubbetto rifrangente e sono uscito dall’auto lasciando la portiera aperta, ho aperto il cofano …L’auto blu mi è sfilata accanto: ho cercato di scorgere una faccia da culo dai finestrini oscurati, senza riuscirci … Con il cellulare all’orecchio , ma guardando all’interno dell’auto ho gridato due volte VAFFANCULO … VAFFANCULO. L’auto blu è sparita nel traffico. Ho chiuso il cofano della mia macchina, ho tolto il giubbetto e sono ripartito …più leggero”. Carlo R., Roma
Facciamo un applauso a tutti quei politici che hanno gridato a mari e monti di aver rinunciato alle auto blu. Peccato non abbiano ricordato che questa “rinuncia”, porterà nelle loro tasche 70mila euro in più, ogni anno, per rimborsi chilometrici. Infatti, diranno di utilizzare la loro auto e verranno risarciti per lo sforzo. CONDIVIDETE, fate sapere come stanno davvero le cose, loro saranno sempre ricchi, ma almeno non ci prenderanno troppo facilmente per i fondelli!!
TRIESTE – L’ex presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Edouard Ballaman, è stato condannato a un anno di reclusione per il reato dipeculato d’uso per l’utilizzo dell’auto blu a fini privatie interdetto dai pubblici uffici per un anno.
La sentenza fa riferimento a 30 dei 38 viaggi improprioggetto del processo, tra cui anche il tragitto all’aeroporto per il viaggio di nozze, ma escluso il viaggio a Milano per la prima del film “Barbarossa“‘, che si tenne alla presenza dello stato maggiore della Lega. Il reato di peculato prevede la pena della reclusione da tre fino a dieci anni.
Lo stesso Ballaman, che abita e ha iniziato l’attività politica a Pordenone, si era dimesso dalla carica di presidente del Consiglio regionale nel luglio scorso dopo che la Corte dei Conti aveva aperto un’inchiestasu di lui e si era anche autosospeso dal partito. Nel luglio scorso, la stessa Corte lo aveva condannato a risarcire 10 mila euro per i viaggi impropri. Il suo legale, l’avvocato trevigiano Luigi Fadalti, a margine del processo penale, ha spiegato che «Ballaman non presenterà ricorso alla Corte dei Conti contro quella prima condanna. La partita contabile si è chiusa con il pagamento dei 10 mila euro».
L’inchiesta era partita da un documento anonimo in cui veniva elencata una serie di viaggi dal 2008
al marzo 2010, in cui Ballaman avrebbe utilizzato l’auto di servizio, con tanto di autista, per finalità non istituzionali. Tra di essi alcuni viaggi a Caorle, dove Ballaman ha una casa per le vacanze, e in località dove si svolgevano iniziative o incontri politici della Lega. C’erano tragitti per «impegni professionali» verso la casa della fidanzata e attuale moglie a Camponogara (Venezia) e verso aeroporti del Nord Italia, non collegati a impegni istituzionali. Dall’aprile del 2010, Ballaman aveva rinunciato all’auto blu, ottenendo peraltro il rimborso chilometrico previsto per i consiglieri regionali essendo residente a Pordenone: ben 3.200 euro al mese.
Hanno deciso di rinunciare sia all’ auto di servizio sia al rimborso per il mancato suo utilizzo, i due esponenti del Partito Democratico che siedono nell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Lombardia. Stamani la vicepresidente Sara Valmaggi e il consigliere segretario, Carlo Spreafico, hanno inviato dunque una lettera formale al presidente dell’assemblea, il leghista Davide Boni, nella quale annunciano e spiegano la loro decisione, che avra’ effetto dal primo gennaio 2012.
LA PROPOSTA – Parlando delle ‘auto blu’ in dotazione, Valmaggi e Spreafico hanno infatti chiesto a Boni di formulare ‘una proposta che ne stabilisca l’uso solo per ragioni istituzionali senza rimborsi sostitutivi a partire dall’approvazione del bilancio 2012′. I rimborsi sono la forma stabilita a suo tempo dallo stesso Udp, con una delibera, per snellire il parco auto istituzionale. Ma la discussione sui costi della politica, con relative polemiche, induce a passi ulteriori che, secondo il Pd, dovra’ avere sempre la forma di una delibera. ‘Crediamo sia una scelta che vada nel senso della valorizzazione della nostra autonomia – hanno aggiunto i due esponenti Democratici nella loro lettera – da proporre eventualmente anche alla Giunta ma senza subordinare le nostre decisioni alle loro. Ci auguriamo che la nostra proposta venga accolta e in ogni caso ti comunichiamo che rinunceremo a partire dal prossimo anno, sia all’utilizzo, sia al rimborso sostitutivo dell’auto di servizio spettante ai componenti dell’Ufficio di Presidenza’. Una mossa che sembra voler anche evitare invasioni di campo nel lavoro del comitato ristretto del Consiglio regionale, che sta cercando un accordo bipartisan per una legge che tagli indennita’ e costi istituzionali e che sul tema delle ‘auto blu’ si e’ scontrato con lo stesso presidente Boni sul tema delle competenze. (DIRE)
Inceneriamo il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano……..ecco come si distrugge la valle del cibo….e aumentiamo i tumori.
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged inceneritore a parma cancro prosciutto Parmigiano Reggiano on aprile 14, 2012| Leave a Comment »
Inceneriamo il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano……..ecco come si distrugge la valle del cibo….e aumentiamo i tumori. Tutto questo fra poco sarà una realtà qui a Parma e la sua valle, più che il marino arriveranno le poveri che oltre al prosciutto e parmigiano troveremo nei nostri polmoni…….grazie a tutti quelli che hanno pensato a questa soluzione per eliminare la nostra economia e salute…… siete dei geni…… namaste cF
Parma, richiamo dell’Europa per l’inceneritore. “Nascosti i costi e violata la concorrenza” Sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles l’appalto a Iren spa: “Trovate numerose irregolarità”. Il Movimento 5 Stelle: “A questo punto ne deve rispondere direttamente la regione”
Il contenuto del documento europeo. Si tratta di un documento in cui Bruxelles smentisce le cifre dell’inceneritore fornite in passato da Iren, dall’ex sindaco di Parma Pietro Vignali e daVincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia. E in cui si fornisce la cifra reale: 315 milioni di euro di costo. Proprio partendo da qui, dall’importo, l’Europa stigmatizza l’Italia perché gli enti locali, affidando direttamente a Iren Spa appalti e servizi, non hanno rispettato la libera concorrenza senza contare che Iren non sarebbe configurabile come una società a controllo pubblico.
Nella lettera, il commissario europeo fa un primo rilievo a proposito dei “diversi affidamenti decisi a favore della società Iren Spa da parte dei Comuni di Parma, Piacenza e Reggio Emilia e da quelli residenti nelle loro Province”. Affidamenti andati all’azienda “dopo la prima lettera di costituzione in mora indirizzatale il 15 marzo 2011” e sui quali erano stati chiesti maggiori elementi. “In particolare”, voleva sapere Bruxelles la scorsa primavera, “in merito agli affidamenti dai servizi di smaltimento dei rifiuti rimangono ancora non definiti il valore economico e la durata dei contratti di servizio conclusi dai tre Comuni”.
Il costo dell’inceneritore: 315 milioni a fronte dei dichiarati 195. Si svela poi il reale costo dell’inceneritore, definito nel documento di fine novembre. “A seguito di ulteriori informazioni di cui la commissione è entrata in possesso […] risulta che il Comune di Parma avrebbe direttamente affidato alla società Iren Spa, controllata dalla società Iren Spa, i lavori necessari alla realizzazione di un inceneritore in località Ugozzolo (Parma), per un valore complessivo di circa 315 milioni di euro”.
“L’amministratore delegato Andrea Viero e l’ex sindaco di Parma Vignali avevano parlato al massimo di 195 milioni di euro”, attacca il Comitato anti-inceneritore che, citando ancora il commissario europeo e la sua lettera al governo, sottolinea: “La commissione ricorda che gli appalti e le concessioni di lavori di importo superiore a 4 milioni e 845 mila euro debbono essere conclusi all’esito di una procedura di messa in concorrenza rispettosa dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e mutuo riconoscimento”.
L’accusa formulata in sede europea contro il Comune di Parma, azionista Iren Spa, è pesantissima perché “nessuna delle sopra richiamate norme risulta essere stata rispettataquanto alla costruzione dell’inceneritore” e “tale affidamento senza messa di concorrenza preliminare non può essere giustificato dalla sussistenza di un rapporto di controllo analogo tra i Comuni interessati e la società Iren Spa”.
“Su Iren Spa si può non attuare un rapporto di controllo”. La Commissione Europea ne spiega le ragioni. “Ci soci privati nel capitale di Iren Spa (tra l’altro, le banche Intesa San Paolo eFondazione Cassa di Risparmio di Torino) [la cui presenza] impedisce la configurazione di un rapporto di controllo [dovuto] alla grande autonomia delle società interessate, chiaramente dimostrata, tra l’altro, dalla quotazione in borsa della capogruppo Iren Spa. Tali elementi, insieme all’estesa dimensione geografica e all’ormai vastissimo campo di attività delle società del gruppo Iren, rendono impossibile ravvisare l’esistenza di un rapporto di controllo analogo tra esse e i Comuni azionisti della capogruppo Iren Spa”.
Infine “lo stesso controllo societario […] non è esercitato dalla società Iren Spa in maniera totalitaria, ma in modo parziale, aggiungendosi a esso anche le società Delmi Spa e Plurigas Spa, che compartecipano nelle controllate […] rispettivamente per il 15% e per il 30%, rendendo cosi ulteriormente ‘precario‘ il controllo dei Comuni azionisti”.
La prova? La fornisce sempre la Commissione europea. “Nessuna indicazione”, scrive nel documento datato 24 novembre, “è contenuta nello statuto di Iren Spa” laddove parla della necessità che “il 51% del capitale sociale resti in mano pubblica […]. Quanto ai poteri dei soci, essi sono solo quelli normalmente riconosciuti dal diritto societario nazionale e, dunque,insufficienti, come tali, ad assicurare un’influenza determinante”. Ecco il Pdf del richiamo arrivato.
M5S: “Ora ne risponda la Regione”. “Con questa dichiarazione della commissione europea”, commenta Giovanni Favia, consigliere del Movimento 5 Stelle, “cala la maschera di chi parla di società del calibro di Iren Spa ed Hera Spa come società a capitale pubblico che si muovono per il ‘bene comune’ dei cittadini. A livello politico invece la Regione deve rispondere per aver coperto tutto ciò fino a oggi. Ricordo le giustificazione di tali operazioni e il silenzio a fronte delle nostre risoluzioni da parte sia della maggioranza di Vasco Errani. Su questo presenteremo una nuova interrogazione”.
Alla manifestazione, organizzata dal Comitato Gestione Corretta Rifiuti, avevano dato la propria adesione 170 associazioni di tutta Italia, compreso il movimento Slow Food e l’associazione Comuni Virtuosi d’Italia. (ANSA).
Uno studio riguardante i due inceneritori di Forlì ha evidenziato un’associazione tra esposizione ai fumi e cancro al colon retto negli uomini e aumento di mortalità per tumore tra le donne. Il lavoro, condotto da Arpa Emilia Romagna e ricercatori del Lazio, ha valutato l’esposizione sulla base della caratterizzazione geografica per mezzo di modelli di dispersione degli inquinanti. Le informazioni sugli eventi sanitari sono state raccolte all’interno di uno studio che ha seguito la storia passata di ciascun individuo coinvolto. I due inceneritori oggetto dell’indagine si trovano nel comune di Forlì, a circa 3 km dalla città e a circa 200 metri l’uno dall’altro. Si tratta di un inceneritore di rifiuti solidi urbani (RSU), che ha iniziato ad operare nel 1976, e di un inceneritore di rifiuti ospedalieri, il cui inizio dell’attività risale al 1991. Al di là degli adeguamenti tecnologici effettuati, la posizione e la struttura dei due impianti è rimasta sostanzialmente la stessa nel tempo di osservazione, con l’unica consistente modifica dell’altezza del camino dell’inceneritore di rifiuti speciali, passato da 39 a 49 metri. L’area di studio è stata definita come il cerchio di raggio di 3,5 km intorno ai due inceneritori (il punto centrale è stato definito come equidistante tra di due camini). L’area è ad uso prevalentemente agricolo, il restante territorio sono occupati da tre piccole aree industriali da un centro abitato e dal confine dell’area urbana. Oltre agli inceneritori, le altre fonti principali di inquinamento atmosferico sono il traffico (urbano e autostradale) e il riscaldamento per il periodo invernale. Per la definizione dei traccianti ambientali degli inceneritori e degli altri fattori di pressione presenti nell’area, sono stati considerati i risultati di uno studio ambientale condotto nel periodo 1997-2000. In base a considerazioni sui punti di massima e minima ricaduta degli inceneritori e di tutte le altre fonti e di monitoraggi effettuati in questi punti, è stato deciso di considerare i metalli pesanti come traccianti dell’esposizione ad inceneritori, mentre per tutte le altre sorgenti è stato utilizzato come tracciante il biossido di azoto.
Sono stati coinvolti i soggetti che risiedevano nell’area di studio al 1 gennaio 1990 o che sono entrati successivamente nell’area di studio fino al 31 dicembre 2003. Per questi ultimi, è stato calcolato un minimo di cinque anni di residenza precedenti al periodo di follow-up. Il follow-up è stato effettuato tramite record linkage con la banca dati di mortalità regionale (dal 1990 al 2003), la banca dati del Registro Tumori Romagnolo (dal 1990 al 2003) e il database delle Schede di Dimissione Ospedaliera (dal 1999 al 2003).
Le analisi interne hanno mostrato associazioni con il cancro al colon retto negli uomini.L’esposizione agli inceneritori è risultata associata con la mortalità per tumore tra le donne, in particolare per tutte le sedi tumorali e per stomaco, colon, fegato e cancro al seno. I risultati, non omogenei tra i sessi e fra i tipi di outcome indagati (mortalità e incidenza), aprono ulteriori domande riguardo alle possibili relazioni causali, offrendo comunque alcuni segnali di interesse da tenere in considerazione per ulteriori studi.
Il bambino (la cui vicenda riportammo qui, ndr) viveva a Coriano, quartiere della città dove si trovano i due inceneritori di Hera e Mengozzi, e nel 2006 era stato colpito da tumore alla prostata. Per i genitori la malattia sarebbe stata causata dai fumi degli impianti. Il 19 settembre ci sarà una nuova udienza del processo.
Aveva 12 anni e la luce del cielo attaccata agli occhi. È morto domenica per un tumore alla prostata: «Patologia rarissima a quell’età» dicono i medici. La vita e ora la morte del piccolo — la notizia è stata diffusa dopo i funerali di ieri — sono da tre anni il nucleo di una battaglia legale che da questo momento, se possibile, acutizzerà tutti i suoi angoli. I genitori puntano il dito contro le emissioni in atmosfera della coppia di inceneritori di Coriano — Hera e Mengozzi — accusati in tribunale…
d’essere alla base della malattia del figlio (residente proprio lì, nel quartiere dei due camini).
L’itinerario penale è alla stazione di raccolta delle prove ‘irripetibili’ (incidente probatorio). Il giudice Michele Leoni ha riunito attorno a un tavolo quattro esperti e ha ordinato di passare al setaccio ogni aspetto dell’attività dei due inceneritori. Due gli indagati (15 le parti offese, tra cui i genitori del piccolo, Wwf e il ClanDestino): Claudio Dradi, 56 anni, di Hera, ed Enzo Mengozzi, di 62, titolare dell’omonima ditta. L’accusa è abuso d’ufficio, falso ideologico, lesioni personali colpose e getto pericoloso di cose (ipotesi legata alle emissioni in atmosfera).
I quattro luminari delegati dal giudice (Roberto Montagnani, Davide De Dominicis, Livio Scatto e Mauro Sanna) hanno lavorato per un anno e mezzo. E adesso spiegano in aula lo stato di salute dei due comignoli sotto accusa. Ci sono state tre udienze. E il dato fondamentale che è emerso è che gli impianti sarebbero stati «anomali prima del 2005». Il 19 settembre si parlerà del presunto nesso tra esalazioni e malattia del bimbo. Da alcune indiscrezioni sembra che gli esperti abbiano escluso collegamenti di causa-effetto tra fumi e tumore. Ma altri studi direbbero il contrario. Il 19 settembre ne sapremo di più.
Un estratto del commento della dott.ssa Antonietta Gatti, massima esperta nonchè scopritrice delle nanopatologie, che ha seguito il caso del piccolo Massimiliano:
E’ morto Massimiliano un bambino di Forlì a cui non è stata data la possibilità di avere un futuro. E’ morto all’età di 11 anni per una rara forma tumorale, un rabdomiosarcoma cresciuto fra la vescica e la prostata. Dopo anni di sofferenza, che non dovrebbero toccare i bambini, se ne è andato col suo carico di metalli pesanti dentro il corpo.
Avevo analizzato i campioni bioptici del bambino e avevo trovato metalli anche in forma molto sottile: nanoparticelle.
A parte una particella di Oro e Argento, la cosa più sconvolgente è l’aver trovato nanoparticelle di Tungsteno e/o carburo di Tungsteno. Ora uno si chiede come sia possibile l’ingresso di queste polveri nel corpo di un bambino. Non è un metalmeccanico che lavora in fabbrica. L’unica sua colpa è di aver vissuto in una casa costruita fra due inceneritori : uno di rifiuti urbani ed uno di rifiuti ospedalieri. L’aria, ma pure il cibo dell’orto, non sono dei migliori da quelle parti. Se n’è andato ed io, pur sapendo, non sono stata in grado di fare niente.
Nei miei studi avevo già indotto nei topi lo stesso tipo di cancro semplicemente impiantando nei loro muscoli nanoparticelle (una pratica che cerco di evitare sempre, ma quella volta non si poteva fare altrimenti). Tutti quelli che avevano ricevuto nanoparticelle metalliche si erano ammalati di rabdomiosarcoma.
Oggi molto spesso assistiamo ad uno strano fenomeno: vediamo che attorno a noi le cose che conosciamo cambiano nome. Cambiare il nome alle cose significa cambiare la percezione che noi ne abbiamo. A questo proposito cosa può dirci del termine termovalorizzatore?
Il termine termovalorizzatore è un esempio perfetto di questa mistificazione che spesso viene operata. Battezzando diversamente una cosa ne possiamo avere una percezione totalmente diversa. Se ci pensiamo bene, il termine inceneritore ha una connotazione
sostanzialmente negativa: incenerire, bruciare, distruggere. Se invece di inceneritore lo chiamo termovalorizzatore immediatamente questo acquisisce un significato positivo: recuperare, valorizzare, ecc.
Ora è bene saper che solo in Italia gli inceneritori per rifiuti solidi urbani si chiamano termovalorizzatori, in tutto il resto del mondo si chiamano con il loro nome, cioè inceneritori. D’altra parte siamo l’unico paese al mondo che ha equiparato l’energia che proviene dal bruciare i rifiuti alle fonti rinnovabili di energia, per cui il termine che abbiamo coniato è perfettamente coerente con la mistificazione che è alla sua origine e per la quale – è bene ricordare – è in corso una procedura d’infrazione dell’Europa nei confronti dell’Italia.
Se tenessimo conto dell’energia che è stata usata per produrre i materiali che andiamo a incenerire e che viceversa in gran parte potremmo riciclare e di quella necessaria per produrli ex-novo, altro che termovalorizzatori, dovremmo chiamarli TermoSvalorizzatori.
Quattrocento medici a Forlì hanno sottoscritto il documento contro il raddoppio degli inceneritori Hera e Mengozzi. Come medico e come cittadino si ritiene soddisfatta di questa partecipazione? È un buon risultato?
È un dato di assoluto rilievo: non siamo i soli in Italia, ma siamo certamente il gruppo più numeroso. La consapevolezza che la tutela della salute non può prescindere dalla tutela dell’ambiente è sempre più diffusa, sia tra le persone comuni che nella classe medica, come testimonia il grande successo della nostra iniziativa. Come medici non possiamo pensare che esista solo una medicina curativa, con diagnosi e strumenti terapeutici sempre più raffinati, ma anche sempre più costosi: nel 2008 il mercato dei farmaci antiblastici (per la cura dei tumori) sarà al primo posto del mercato farmaceutico mondiale con un fatturato annuo di 41 miliardi di dollari. Dobbiamo ricordarci che esiste la Prevenzione Primaria, di cui ben pochi ormai parlano, che significa tutelare la salute evitando o riducendo il più possibile il contatto con agenti tossici ed inquinanti: è chiaro che il miglior modo per ridurre il rischio di ammalarsi è evitare di immettere nell’ambiente tali sostanze.
Purtroppo questa consapevolezza non va di pari passo con le scelte politico-amministrative – a livello nazionale e locale – che appaiono ispirate unicamente a criteri economici, con un generale appiattimento ed una sostanziale convergenza di entrambi gli schieramenti politici.
Voi medici, l’associazione Clan-Destino e tante altre realtà del territorio si sono mobilitate in questi mesi al fine di riprendere il controllo su scelte importanti che riguardano la vita di ognuno di noi. La mobilitazione dei cittadini contro decisioni prese “dall’alto” – Val di Susa – sta diventando fenomeno sempre più crescente e significativo. Qual è, secondo lei, il significato più autentico e profondo di questa nuova presa di coscienza?
Credo che la grande partecipazione registrata su temi che riguardano, ad esempio, le grandi opere (TAV, inceneritori, ponte di Messina) nasca dalla consapevolezza di cui parlavo: la gente non intende più delegare ai propri amministratori – o a coloro che ha votato – scelte così complesse e che riguardano la vita di ciascuno di noi. Io lo interpreto come un grido forte per affermare il diritto di riappropriarci del nostro destino, del presente e del futuro delle nostre città e dei luoghi del nostro vivere. Si parla tanto di crisi della politica, io vedo in questi movimenti di partecipazione dal basso una grande occasione di rinnovamento – se non addirittura di rifondazione – della politica o comunque un meraviglioso strumento per rivitalizzare il rapporto fra i cittadini e chi è stato da loro incaricato di rappresentarli.
Il Presidente dell’Ordine dei Medici ed il rappresentante del Ministero della Salute interpellati dal Presidente della Provincia non ritengono preoccupante l’aumento delle emissioni da incenerimento. Com’è possibile che ci siano pareri così diversi all’interno della classe medica?
La Medicina è, come tutte le attività umane, espressione del proprio tempo e se ciò che guida oggi il mondo è il profitto economico, non c’è da stupirsi se anche nel nostro settore interessi ben diversi dalla protezione della salute guidino la ricerca medica, compresa quella sul cancro ( L. Tomatis “Ricerca della Prevenzione e Ricerca dei Profitti”- Attualità del pensiero di Giulio Maccacaro. Medicina Democratica pp. 114-118, Atti 99-104). Numerosi sono gli esempi per cui anche indagini in apparenza rivolte all’identificazione dei
rischi, qualora siano sponsorizzate direttamente o indirettamente da corporation, possono produrre risultati falsamente negativi (V. Gennaro “Cancro nelle raffinerie di petrolio: assenza di rischio o misclassificazione?” Epidemiologia e Prevenzione 2003, 27-3: 173).
Gli studi che voi citate e che correlano l’insorgenza di gravi malattie alla vicinanza di questi impianti sono sconosciuti o contestati da queste persone?
Ritengo impensabile che gli studi che noi abbiamo preso in esame siano sconosciuti o contestati, in particolare dal dottor Donato Greco, che dirige l’Istituto Superiore di Sanità, nei cui Annali del settembre 2004 è stata pubblicata una delle revisioni più complete degli studi riguardanti salute umana ed inceneritori. Molto più semplicemente penso che tali studi, nelle risposte fornite, siano stati sottaciuti. Porto un esempio per tutti: noi non conosciamo la domanda posta dal Presidente Bulbi, ma possiamo dire che la risposta del dott. Donato Greco del 2 agosto 2005 è un capolavoro di bizantinismo lessicale. Quando il dottor Greco afferma che “numerosi studi condotti anche in Italia non hanno
dimostrato significativi aumenti di incidenza [di tumori, patologie acute o croniche] per le popolazioni [abitanti nella prossimità di impianti]” non afferma il falso, ma una mezza verità ( anzi, un terzo). Proprio nella revisione a cui ho fatto cenno prima sono stati presi in esame ben 46 studi epidemiologici che hanno riguardato il rapporto fra salute ed impianti di incenerimento. In ben due terzi di essi è risultata un’associazione significativa in quanto a incidenza/prevalenza/mortalità per cancro, specie per le neoplasie polmonari, i linfomi, i tumori infantili e i sarcomi dei tessuti molli. Quindi, forse, il dottor Greco ha dimenticato di completare la sua frase con la seguente aggiunta: “ancor più numerosi studi hanno dimostrato significativi aumenti per le patologie in esame” perché, se la matematica non è un opinione, mi risulta che 2/3 sia maggiore di 1/3.
L’incenerimento dei rifiuti immette nell’atmosfera arsenico, cromo,
nichel, mercurio, furani, diossine. Forse molte persone ritengono
che un camino in più o in meno non cambi molto. Queste sostanze
sono già emesse dalle nostre fabbriche e dall’inquinamento
automobilistico oppure sarebbero una “novità” per la nostra zona?
Le sostanze citate, una minima parte di quelle emesse da un inceneritore, non sono certo una novità per il nostro territorio, visto che sono già in funzione due camini (Hera e Mengozzi). Alcune di queste sono certamente già emesse anche da impianti industriali e dal traffico veicolare, tuttavia le sostanze inquinanti emesse dagli inceneritori sono, come è facilmente intuibile, estremamente varie e difficilmente prevedibili, a differenza di quelle
che provengono da processi industriali noti o dal traffico automobilistico. Nei nostri grandi ed invitanti cassonetti io ho visto entrare di tutto: pile, eternit, barattoli di vernice o di solventi e chi più ne ha più ne metta. È quindi logico che non sapendo quale è il combustibile, non sapremo mai cosa davvero fuoriesce dai camini. Per quanto riguarda le diossine, è comunque certo che gli inceneritori ne rappresentano la seconda fonte di produzione, dopo le acciaierie (che a Forlì non abbiamo), e trattandosi di sostanze persistenti e bioaccumulabili è irrilevante l’effetto di diluizione realizzabile con l’innalzamento dei camini.
Roberto Riguzzi afferma che rispetto agli attuali volumi di inquinamento da traffico l’incidenza del potenziamento dell’inceneritore non risulta significativa. Cosa ne pensa?
Si tratta di un ritornello frequente, ripetuto a tutti i livelli, dal ministro Matteoli giù giù fino al nostro Riguzzi: a forza di ripeterlo, sembra una verità incontestabile, ma le cose non stanno affatto così. Basandosi su dati certi, quali quelli forniti dagli stessi costruttori dell’inceneritore di Brescia, spesso portato a modello, e sui dati pubblicati nell’inventario europeo delle diossine, il professor Federico Valerio, responsabile del Dipartimento di Chimica Ambientale dell’Istituto tumori di Genova, ha calcolato che, nel caso dell’inceneritore previsto per la sua città, la combustione di 800 ton/giorno di rifiuti emetterebbe mediamente una quantità di diossine pari a quella prodotta giornalmente da oltre due milioni di autovetture. Facendo le debite proporzioni, la terza linea prevista per l’inceneritore di Coriano, arrivando a bruciare fino a 330 ton di rifiuti al giorno, emetterebbe una quantità di diossine equivalente a quella prodotta da un traffico giornaliero di oltre 800.000 veicoli. Non so come Riguzzi possa ritenere non significativo un dato del genere.
Il 24 Novembre i “medici contro gli inceneritori” – da lei rappresentati – il prof. Tomatis e il prof. Tamino sono stati ascoltati dalla II Commissione Consiliare del Comune di Forlì. Quali sono stati i risultati di questo incontro?
Certamente questo evento è stato uno dei più significativi: è apparso immediatamente chiaro, tanto alle istituzioni che all’opinione pubblica, che le preoccupazione da noi espresse sono fondate scientificamente – ricordiamo che il prof. Lorenzo Tomatis ha diretto la IARC fino al 1993 e ne è stato il padre fondatore.
I giornali hanno svolto in quella occasione una opera di informazione precisa dando un grande risalto all’evento, come l’autorevolezza degli esperti presenti con noi meritava. Dopo l’audizione nessuno potrà più dire di non sapere: anche se c’erano illustri assenze tutto è rimasto agli atti, compresa la corposa documentazione che abbiamo presentato
a sostegno delle nostre tesi. Purtroppo anche nel corso della audizione i vari consiglieri si sono espressi più in schermaglie politiche che in quesiti tecnico-scientifici, sprecando purtroppo una grande occasione di porre domande e confrontarsi con gli esperti da noi invitati. Devo purtroppo constatare che a tutt’oggi non si è realizzato un pubblico confronto fra esperti di diversa opinione: all’incontro del 7 ottobre col dott. Federico Valerio erano stati invitati anche rappresentanti di ARPA ed HERA che non hanno accettato di partecipare, e all’audizione col prof. L.Tomatis – oncologo di fama mondiale nel campo della Prevenzione del Cancro – non era presente un solo medico del Dipartimento di Prevenzione, neanche fra il pubblico.
Sarebbe una vittoria se il nuovo anno iniziasse con l’annuncio di una moratoria dei percorsi autorizzativi, il presupposto per porre le basi di un serio “piano rifiuti”, da costruire ascoltando finalmente la cittadinanza, basato sulla ben nota politica delle “R” (Riduzione, Riuso, Recupero, Riciclo) che si può realizzare con il metodo della raccolta differenziata porta a porta e con la tariffa puntuale.
Come vi muoverete nell’immediato futuro?
Intanto si è creato un “tavolo congiunto” di tutte le associazioni, (di categoria, volontariato ecc. ) che sono unite dalla ferma determinazione nel chiedere una moratoria dei processi autorizzativi e nella realizzazione di percorsi alternativi all’incenerimento.
L’allargamento ulteriore del consenso attorno a tale tavolo è uno dei primi obiettivi che ci siamo posti. Inoltre la presa di coscienza fra i nostri medici ha portato alla nascita di una Sezione Medici per l’Ambiente (ISDE) anche a Forlì. L’ ISDE a livello nazionale ha poi prodotto un documento ufficiale sulla questione incenerimento che è bene sia divulgato e conosciuto il più possibile. Andremo anche a convegni e dibattiti in altre parti d’Italia (a febbraio col prof. Tomatis a Trento), in città toccate dagli stessi problemi ed anche a Forlì promuoveremo ulteriori occasioni di incontro. Fra l’altro proprio ora sta partendo il Piano Provinciale per il Risanamento dell’Aria che, vista la criticità del nostro territorio per numerosi inquinanti, riveste un ruolo di particolare rilievo: quale migliore occasione di questa per affrontare il tema di un miglioramento delle condizioni complessive dell’ aria delle nostre città? Come tutto questo si sposa col raddoppio degli inceneritori che sono tranquillamente previsti?
Infine, – ma questo è davvero un sogno che ho nel cassetto – mi piacerebbe che nascesse l’Associazione dei Sani che tali Sono e tali Vogliono Rimanere. Ormai ogni categoria di malati ha la sua associazione di riferimento che, con estremo merito intendiamoci, svolge un ruolo di informazione, supporto, ricerca, dando un contributo spesso determinante ed insostituibile. Questo perché ognuno di noi è portato ad interessarsi ai problemi quando è toccato da vicino. Ma chi si preoccupa di promuovere e
finanziare una ricerca indipendente che abbia come scopo la promozione della salute attraverso la Prevenzione Primaria? Chi dovrebbe essere interessato a questo se non noi quando stiamo bene? Comunque la preoccupazione non è neanche tanto per noi quanto per le generazioni future: come dimenticare quanto letteralmente affermato da Tomatis: “le generazioni a venire non ci perdoneranno quanto noi stiamo facendo a danno dell’ ambiente”? Con il nostro ”sviluppo” noi stiamo immettendo sostanze e composti persistenti e nocivi destinati ad accumularsi e di cui non sappiamo assolutamente nulla degli effetti a lungo termine. Una dimostrazione per tutte ci viene dai dati epidemiologici che evidenziano in Europa negli ultimi 30 anni un aumento dell’ 1% annuo delle neoplasie da 0
a 14 anni e dell’ 1.5 % da 14 a 19 anni, con trend in ulteriore aumento ( Lancet 2004) , per non parlare poi delle altre patologie, in primis quelle respiratorie per le quali proprio in questi giorni i pediatri hanno lanciato accorati allarmi.
Cosa deve ancora accadere perchè cambiamo rotta?
Marianna Gualazzi e Mario Truglia
(tratto da “Icomitatiinformano” http://www.comitatinrete.it)
Patrizia Gentilini è nata a Faenza nel 1949, si è laureata in medicina e chirurgia a Bologna nel 1975, specializzata in Oncologia a Genova nel 1980 e poi in Ematologia a Ferrara nel 1988.
Ha lavorato nei consultori familiari e poi dal 1979 stabilmente in Oncologia presso l’ospedale di Forlì occupandosi sia di Prevenzione-Diagnosi Precoce che di Terapia dei tumori, da circa 3 anni si occupa prevalentemente di paziente con problemi di tipo oncoematologico. Fa parte dell’ Associazione contro Leucemie, Linfomi, Mieloma ( AIL) sezione Forlì Cesena con l’incarico di vice presidente. È sposata con 2 figli.
Si batte contro il potenziamento degli inceneritori Hera e Mengozzi a Forlì. Si è schierata a fianco dei cittadini e delle associazioni che li rappresentano e ha saputo coinvolgere in questa battaglia tantissimi suoi colleghi, ricordando a tutti come salute e ambiente siano due concetti inscindibili, impressi in maniera indelebile nel DNA di ogni medico.
Si stima che in Europa le morti premature/anno per polveri sottili ( PM2.5) siano 348.000.
Non dimentichiamo che la Medicina ha registrato i suoi più grandi successi (ad es. nelle malattie infettive) quando, per una corretta prassi di prevenzione primaria e secondaria (miglioramento delle condizioni igienico/ambientali, vaccinazioni ecc.), l’incidenza di alcune malattie si è drasticamente ridotta.
La Regione Veneto e l’Istituto Oncologico Veneto con il Registro dei Tumori del Veneto, il Comune e la Provincia di Venezia hanno pubblicato uno studio **: ‘Rischio di sarcoma in rapporto all’esposizione ambientale a diossine emesse dagli inceneritori’.
Le conclusioni:
– La Provincia di Venezia ha subito un massiccio inquinamento atmosferico da sostanze diossino-simili rilasciate dagli inceneritori…
– Nella popolazione esaminata risulta un significativo eccesso di rischio di sarcoma correlato sia alla durata che all’intensità dell’esposizione
– Gli inceneritori con più alto livello di emissioni in atmosfera sono stati quelli che bruciavano rifiuti urbani..
Ancora una risposta , questa volta tecnica, alle affermazioni del consigliere comunale dei “Verdi” H.Moroder
Il “controllo in continuo” delle diossine NON SI PUO’ FARE-NON SI PUO’ FARE poiché la tecnologia attuale ancora non lo permette. Questo considerando il significato che un buon vocabolario della lingua italiana da al termine di “controllo in continuo” di un processo o di una sostanza. Quello che Lei definisce e non so il perché, dicendo controllo in continuo per un periodo di tempo che va da 6 ore a 6 settimane, è SBAGLIATO, se fosse vero, il controllo in continuo potrebbe durare ore, giorni , mesi e anni. Quella che viene fatta è una misurazione mediata su un determinato intervallo di tempo. I cittadini hanno il diritto di sapere cosa sono costretti ad ingoiare con l’attuale politica ambientale che la Sua maggioranza fa. Questo vale per Lei e per TUTTI i Suoi sostenitori.Pietro FrisoIllustrissimo Sig. Consigliere Moroder Non voglio fare lavv. del Sig. Rizzoli, perché certamente sa difendersi da solo.Intervengo solo perché Lei vuole fare precisazioni e chiarimenti, quando poi incomincia a scrivere con la Più grossolana delle IMPRECISAZIONI in materia di controllo del vecchio e del futuro inceneritore di Bolzano. Io ero presente anche al Suo “Intelligente” intervento in consiglio comunale il giorno del dibattito sull’inceneritore, solo per chiarirci. Per Suo chiarimento, Le allego la mia domanda e relativa risposta da parte della Provincia quando invitò i cittadini a porre domande sull’inceneritore. Frage/Domanda: Quante misure sulle diossine sono fatte all’anno e come si svolgono le misure, come è la procedura e come avviene il rilevamento. —*— Antwort/Risposta: Circa una decina – la legge in vigore ne chiede tre. Oltre al metodo manuale con campinamento di 8 ore l’inceneritore di bolzano dispone anche di un camminatore in continuo che permette di campionare da 6 ore a 6 settimane. Campionamento e misura vengono effettuate secondo la norma di riferimento UNI EN 1948 che prevede la determinazione delle diossine mediante spettrometria in alta risoluzione. Si comenta da sè. Il “controllo in continuo” delle diossine NON SI Può FARE-NON SI Può FARE poiché la tecnologia attuale ancora non lo permette. Questo considerando il significato che un buon vocabolario della lingua italiana da al termine di “controllo in continuo” di un processo o di una sostanza. Quello che Lei definisce e non so il perché, dicendo controllo in continuo per un periodo di tempo che va da 6 ore a 6 settimane, è SBAGLIATO, se fosse vero, il controllo in continuo potrebbe durare ore, giorni , mesi e anni. Quella che viene fatta è una misurazione mediata su un determinato intervallo di tempo. I cittadini hanno il diritto di sapere cosa sono costretti ad ingoiare con l’attuale politica ambientale che la Sua maggioranza fa. Questo vale per Lei e per TUTTI i Suoi sostenitori. In quanto ad un pubblico confronto e accurato confronto nel rispetto e significato dei termini che si usano, sono disponibile 24 ore su 24 e sette giorni su sette.Termino rovesciando su di Lei il finale della Sua lettera: A conclusione non posso che esprimere la mia delusione ed il mio dispiacere nel dover constatare con quanta poca serietà vengono trattate tematiche delicate. È facile creare ansie e paure nella popolazione usando dati sbagliati. Rispetto le opinione di tutti, ma pretendo che siano basate su dati oggettivi e corretti. Una piccola variante: al posto del termine “PRETENDO” da Lei euforicamente usato, poichè non voglio manco passare per dittatore, lo sostituisco con DESIDERO.Aggiungo alle ansie e paure, le “promesse”, le illusioni e gli inganni.
Stefano Montanari – Direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostics
Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: le micro- e nanoparticelle, comunque prodotte, una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie. Le nanopatologie, appunto.
Se è vero che le manifestazioni patologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto vero che malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt’altro che rare. A prova di questo, basta osservare ciò che accade ai reduci, militari o civili che siano, delle guerre del Golfo o dei Balcani o a chi sia scampato al crollo delle Torri Gemelle di New York e di quel crollo ha inalato le polveri.
“Comunque prodotte”, ho scritto sopra a proposito di queste particelle che sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili. E l’ultimo aggettivo è sinonimo di patogenico. Il fatto, poi, che siano anche non biodegradabili, vale a dire che l’organismo non possieda meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile, rende l’innesco per la malattia “eterno”, dove l’aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana.
Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata; tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di m millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge. Come questo accada sarà il tema di un incipiente progetto di ricerca europeo che vedrà coinvolto come coordinatore il nostro gruppo.
Se è vero che la natura è una produttrice di queste polveri, e i vulcani ne sono un esempio, è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova sia in atmosfera (atmosfera significa ciò che respiriamo) sia depositato al suolo, ed è pure vero che la loro granulometria media è, tutto sommato, relativamente grossolana.
È l’uomo il grande produttore di particolato, soprattutto quello più fine. Questo perché la tecnologia moderna è riuscita ad ottenere a buon mercato temperature molto elevate a cui eseguire le più svariate operazioni, e, in linea generale e a parità di materiale bruciato, più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, minore è la dimensione delle particelle che ne derivano. A questo proposito, occorre anche tenere conto del fatto che ogni processo di combustione, nessuno escluso, produce particolato, sia esso primario o secondario. Per particolato primario s’intende quello che nasce direttamente nel crogiolo, per secondario, invece, quello che origina dalla reazione tra i gas esalati dalla combustione (tra gli altri, ossidi di azoto e di zolfo) e la luce, il vapor d’acqua e i composti principalmente organici che si trovano in atmosfera.
Al momento attuale, la legge prescrive che l’inquinamento particolato dell’aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle che abbiano un diametro aerodinamico medio di 10 micron – le ormai famose PM10 – e prescrive che la valutazione avvenga per massa. Nulla si dice ancora, invece, a proposito delle polveri più sottili: le PM2,5 (cioè particelle con un diametro aerodinamico medio di 2,5 micron), le PM1 (diametro da 1 micron) e le PM0,1 (diametro da 0,1 micron). Sono proprio quelle le polveri realmente patogene, con una patogenicità che cresce in modo quasi esponenziale con il diminuire del diametro. E per avere un’idea degli effetti sulla salute di queste polveri occorre che le particelle siano non pesate ma classificate per dimensione e contate. Dal punto di vista pratico, la massa di una particella da 10 micron corrisponde a quella di 64 particelle da 2,5 micron, oppure di 1.000 da un micron, oppure, ancora, a quella di 1.000.000 di particelle da 0,1 micron. Perciò, valutare il particolato in massa e non per numero e dimensione delle particelle non dà indicazioni utili dal punto di vista sanitario e può, anzi, essere fuorviante.
Venendo al problema dell’inquinamento da rifiuti, è ovvio che questi debbano, in qualche modo, essere smaltiti.
A questo punto, è necessario ricordare la cosiddetta legge di Lavoisier o della conservazione della massa. Questa recita che in una reazione chimica la massa delle sostanze reagenti è uguale alla massa dei prodotti di reazione. Il che significa che, secondo le leggi che regolano l’universo, noi riusciamo solo a trasformare le sostanze, ma non ad annullarne la massa.
Ciò che avviene quando s’inceneriscono i rifiuti, dunque, altro non è se non la loro trasformazione in qualcosa d’altro, e questa trasformazione è ottenuta tramite l’applicazione di energia sotto forma di calore.
Stante tutto ciò che ho scritto sopra e che è notissimo sia tra gli scienziati sia tra gli studenti delle scuole medie, se noi bruciamo l’immondizia, altro non facciamo se non trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista e, con i cosiddetti “termovalorizzatori” – una parola che esiste solo in Italiano e che evoca l’idea ingenuamente falsa che si ricavi valore economico dall’operazione – la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche.
Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugl’inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l’organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.
Tornando ala legge di Lavoisier, uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. E in questo breve scritto si tiene conto solo del particolato inorganico e non di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall’alta temperatura), ai furani, agl’idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all’ossido di carbonio e quant’altro.
Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno “smaltite” per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1.
Si mediti, poi, anche sul fatto che l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt’altro che difficile riciclaggio.
Tralascio qui del tutto il problema economico perché non rientra nell’argomento specifico, ma il bilancio energetico è fallimentare e, se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali.
Rimandando per un trattamento esaustivo dell’argomento ai numerosi testi che lo descrivono compiutamente, compresi i siti Internet dell’ARPA e di varie AUSL, la conclusione che qualunque scienziato non può che trarre è che incenerire i rifiuti è una pratica che non si regge su alcun razionale. Ma, al di là della scienza, il sensus communis del buon padre di famiglia che per i Romani era legge può costituire un’ottima guida. Usare i cosiddetti “termovalorizzatori” spacciandoli per un miglioramento tecnico, poi, non fa che peggiorare la situazione dal punto di vista del nanopatologo, ricorrendo questi a temperature più elevate.
Perciò, una pratica simile non può essere in alcun modo presa in considerazione come alternativa per la soluzione del problema legato allo smaltimento dei rifiuti, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi incomparabilmente più nocivi.
“ Gli inceneritori di ultima generazione con le loro alte temperature nei forni contribuiscono grandemente alla immissione nell’ambiente di polveri finissime che costituiscono un rischio sanitario ben più grave delle note polveri PM10. L’incenerimento dei rifiuti, fra tutte le tecniche di smaltimento, è quella più dannosa per l’ambiente e per la salute umana. Gli inceneritori producono ceneri (sono un terzo del peso dei rifiuti in ingresso e si devono smaltire in discariche speciali) e immettono nell’atmosfera milioni di metri cubi al giorno di fumi inquinanti, contenenti polveri grossolane (PM10) e fini (PM2,5) costituite da nanoparticelle di metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, estremamente pericolose perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi.
Queste “nanopolveri”, sfuggendo ai filtri dell’inceneritore, non vengono nemmeno rilevate dagli attuali sistemi di monitoraggio delle emissioni degli inceneritori e non sono previste dai limiti di legge cui gli impianti devono sottostare. Inoltre a fronte di emissioni cancerogene identificate da tempo dai ricercatori (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l’impatto sulla salute umana, così come risultano non ancora indagati gli effetti della combinazione di vari inquinanti.
Ogni processo di combustione produce particolato. Se è vero che la natura è produttrice di queste polveri (vulcani), è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova in atmosfera.
È l’uomo il grande produttore di particolato, soprattutto quello più fine: più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, minore è la dimensione delle particelle che ne derivano.
Si tratta di particelle inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili. La combustione trasforma anche i rifiuti innocui, come imballaggi e scarti di cibo, in composti tossici e pericolosi, sotto forma di emissioni gassose, polveri fini, ceneri volatili e residue che richiedono costosi sistemi per la neutralizzazione e lo stoccaggio.
Perciò è opportuno che si incentivi una politica della produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, recupero dei rifiuti. Le micro e nanoparticelle, prodotte in qualsiasi modo, una volta entrate nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie.
Le forme patologiche più comuni sono le neoplasie, ma ci sono anche malformazioni fetali, malattie infiammatorie allergiche e perfino neurologiche.
L’incenerimento dei rifiuti è inoltre il sistema più costoso per lo smaltimento dei rifiuti e tutti gli italiani, a loro insaputa, pagano generosi incentivi a suo sostegno.
Il 7% dell’importo della bolletta elettrica che pagano è infatti devoluto, sotto forma di sussidi, anche alla costruzione degli inceneritori: basta prendere una fattura dell’ENEL per leggere, sul retro, nella parte delle varie voci e costi: “Componente A3 – Costruzione impianti fonti rinnovabili”. La somma che compare a fianco viene devoluta ai gestori di inceneritori di rifiuti perché, la legge italiana assimila alle varie fonti energetiche rinnovabili non fossili, quali l’eolica ed il solare, quella ricavata dall’incenerimento di ogni tipologia di rifiuti urbani ed industriali.
Oltre a questa fetta di incentivi prelevati dalle tasche degli utenti, i gestori degli inceneritori ricevono, da parte dello Stato, altri sussidi.
L’Italia è quindi l’unico Stato europeo che finanzia l’incenerimento dei rifiuti.
Tutti gli altri Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Germania)impongono ai gestori di inceneritori di pagare una tassa per ogni tonnellata di rifiuti bruciati, disincentivando l’incenerimento dei rifiuti”.
Cari Cittadini di Forlì,
certo ricorderete che il 24 Novembre 2005 si tenne presso il Comune di Forlì una Audizione Pubblica circa i rischi connessi all’incenerimento di rifiuti, alla presenza del prof. Lorenzo Tomatis e del prof. Gianni Tamino. In quell’occasione il Prof. Tomatis esordì dicendo: “La futura generazione non ci perdonerà i danni che noi le stiamo arrecando”, identificando proprio nei bambini la popolazione più fragile e più a rischio per gli agenti chimici inquinanti.
È una ben amara soddisfazione vedere che oggi alcune Università e Riviste scientifiche tra le più prestigiose al mondo denunciano in modo chiaro e perentorio ciò che per anni, noi Medici per l’Ambiente, ci siamo sforzati di documentare, affermando con forza che troppo spesso la medicina occidentale ha privilegiato obiettivi e strategie di “lotta” contro malattie e sofferenze che sono il prodotto (assolutamente evitabile) di modelli di vita stressanti, consumistici, inquinanti… e che troppo spesso i nostri esperti – politici, economisti ed ecologisti – hanno parlato di sostenibilità, prevenzione, promozione della salute per poi varare o legittimare normative e leggi – uniche al mondo – che non tengono in nessun conto la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini…
Come quelle con cui si equiparano i rifiuti urbani a fonti rinnovabili di energia; si permette a chi incenerisce di accedere a cospicui finanziamenti pubblici (CIP 6, Certificati Verdi, proprio in questi giorni rinnovati!) che andrebbero riservati alle vererinnovabili; si consente che materiali tossici e nocivi (Legge Delega n° 152 03/04/2006) godano di tali finanziamenti…. per fare in modo che il loro “smaltimento“, che prima rappresentava un costo per le Aziende, si trasformi in ulteriore fonte di profitto, ma ad un prezzo inaccettabile per la Salute collettiva e insostenibile per le generazioni future.
Abbiamo imparato che non si può sperare di risolvere alcun problema – per quanto drammatico e tragico – se prima non lo si riconosce: abbiamo fatto un primo, importante passo, riconoscendo di essere giunti ad un punto cruciale per la Vita stessa sul nostro pianeta. A questo punto nessuno ha il diritto di definirci “allarmisti“: non possiamo più tacere mentre la stessa atmosfera del pianeta ha la febbre, gli squilibri climatici alterano gli ecosistemi e persino il mondo dei microbi e dei virus è in subbuglio…
Basta con le indecisioni e i tentennamenti: non possiamo rischiare di essere complici, anche solo col nostro “torpore“, di quella che potrebbe rivelarsi una catastrofe biologica di grandi dimensioni. Biologi, genetisti, (bio)chimici, microbiologi, oncologi, epidemiologi, immunologi, pediatri: è veramente venuto il momento per tutti i medici e gli uomini di scienza di assumersi le proprie responsabilità… anche per non rischiare di essere accusati, in futuro, di non aver fatto abbastanza per difendere la Salute pubblica e gli equilibri stessi della biosfera, minacciati da una deriva ipertecnologica che stravolge la scienza in nome del profitto.
Questo appello si rivolge a tutti gli adulti, che hanno fatto – almeno fino ad ora – assai poco per riconoscere le proprie responsabilità e per contrastare la pericolosa deriva di una civiltà e di una scienza che potrebbero garantire benessere e sicurezza a tutti e che rischiano invece di minare la nostra esistenza.
Sottoscrivete questa lettera, diffondete queste conoscenze. Soltanto in questo modo possiamo sperare di “responsabilizzare” coloro che si sono assunti “l’onore e l’onere” di prendere le decisioni più importanti, in rappresentanza e a garanzia della collettività e che troppo spesso si rivelano inadeguati al compito che si sono assunti e più in generale tutti coloro che gestendo potere, ricchezza, informazione svolgono un ruolo cruciale in questo sistema… perché ricordino che le loro scelte influiranno sulla vita dei loro figli, che hanno il diritto di vivere in un mondo in cui siano garantiti quantomeno i diritti primari: accesso all’acqua (pubblica e pulita); cibo sano; aria respirabile e… cervelli in grado di funzionare.
Lavoriamo insieme: medici, genitori, studenti… per promuovere una cultura della responsabilità; per chiedere alle autorità locali di tutelare il territorio e la salute dei cittadini, e al nostro Governo di abolire leggi vergognose che ci pongono fuori dalla stessa Comunità Europea. Riscopriamo insieme il valore della partecipazione e della democrazia, dimostriamo nei fatti che vogliamo proteggere i nostri bambini, le città in cui viviamo, l’aria che respiriamo, scrolliamoci di dosso questo fatalismo, questo sentimento tragico di ineluttabilità delle cose, ricordando anche quanto il Prof. Tomatis un anno fa ci disse: “A Forlì ho visto la fiammella del cambiamento ed anche un grande incendio nasce da una scintilla“. Non è troppo tardi: dobbiamo credere che ci siano molte persone con un pizzico di sana follia, perché – come diceva Albert Einstein: “Solo coloro che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, ci riescono“.
Gli esperti al convegno: vicino all’ex inceneritore più numerosi i casi di malattia
I valori di furani e Pcb più alti nelle zone all’ombra del camino
Una sola verità non c’è ancora, ma sul caso diossina i punti di vista degli esperti, incaricati dall’Asl di approfondire l’indagine sui livelli di concentrazione nel sangue di sessanta mantovani, si sono avvicinati. Su tre elementi c’è ora assoluta convergenza: la diossina è una sostanza cancerogena e ci sono differenze importanti tra i valori misurati in città e all’ombra dell’inceneritore del polo chimico. Non solo: tra la presenza della sostanza tossica e l’elevato numero di sarcomi c’è un preciso legame.
Dopo mesi e mesi di lavoro, dossier, relazioni e studi incrociati (e anche di molte polemiche tra chi ha parlato di emergenza e chi invece ha considerato assolutamente normale la situazione mantovana) i saggi non hanno trovato invece una posizione condivisa su un altro aspetto importante. Come si collocano i valori assoluti riscontrati nel sangue del campione mantovano rispetto alle altre realtà italiane, europee e mondiali?
I saggi a confronto. Al dibattito sulla diossina organizzato da Asl e Regione partecipano Pieralberto Bertazzi (Clinica del lavoro), Pietro Comba (Reparto epidemiologia ambientale dell’Istituto superiore di sanità), Dario Consonni (Clinica del lavoro), Paolo Ricci (Osservatorio epidemiologico dell’Asl di Mantova), Lorenzo Tomatis (International society of doctors for the environment ed ex direttore Iarc) e Giuseppe Viviano (Iss). All’ultimo momento resta vuota invece la poltrona di Paolo Crosignani, responsabile dell’Unità di epidemiologia ambientale dell’Istituto superiore di sanità. Dopo il benvenuto e i saluti (a moderare i lavori è il giornalista Rai Luciano Ghelfi) il clima si surriscalda subito.
I sarcomi. La premessa che sta alla base della ricerca sulla diossina è l’indagine sui sarcomi. Nell’area del polo chimico il rischio di ammalarsi di questa rara formadi tumore è nettamente più alto rispetto alla città. C’è, allora, un nesso causa-effetto tra la micidiale sostanza che nel 1976 causò il disastro di Seveso e l’incidenza della patologia tumorale? Per rispondere al quesito i ricercatori misurano il livello di diossina nel sangue di 30 persone residenti in centro e di altre 30 che vivono nell’area del polo chimico. E si aspettano di trovare uno scostamento importante tra una zona e l’altra. Non è così.
Prima di partire per Trento il presidente della Provincia Maurizio Fontanili saluta i partecipanti al convegno e sentenzia. «Da medico dico che i dati sui sarcomi non hanno valenza statistica, io la penso come Carreri». Mentre lascia la sala viene raggiunto da Paolo Rabitti, ambientalista e tra i promotori (insieme alla moglie Gloria Costani) del primo studio sul caso sarcomi. «Lei fa affermazioni gratuite e se ne va – lo apostrofa – perché su questi temi non accetta il contradditorio?».
I numeri. La novità principale riguarda il confronto tra città e polo chimico e tra le diverse aree all’interno dell’area industriale. Secondo la clinica del lavoro Devoto le differenze tra i valori sono di poco conto ma i dati, passati sotto una diversa lente di ingrandimento dal pool di esperti, rivelano una particolarità. A Virgiliana, quartiere più vicino rispetto a Frassino all’ex inceneritore dell’Enichem, si registra un aumento di furani e Pcb, fenomeno che, secondo gli studiosi, potrebbe essere spiegato proprio con i processi di incenerimento. E sempre a Virgiliana si concentrano i casi più numerosi di sarcoma. Non è una casualità.
L’altro confronto. Per i ricercatori della Devoto, i livelli di diossina a Mantova, medio-alti, si collocano nella gamma dei valori mondiali. Ma il professor Tomatis è di altro avviso. «Il Belgio, laFinlandia, Brescia e Seveso non possono essere considerate aree non esposte». E la tabella che riporta la mappa delle indagini più recenti condotte nel mondo, dalla Nuova Zelanda al Giappone, dalla Germania agli Usa, conferma in pieno la sua tesi. «Parlare di non esposti a Mantova èpericoloso – dice – meglio definire gli abitanti del centro un po’ meno esposti degli esposti». Secondo Tomatis, insomma, la situazione di Mantova è tutt’altro che rosea. «Che fare? Va verificato il trend, per vedere se i livelli di diossina diminuiscono nel tempo. Serve un’indagine in Comuni non esposti, occorre la sorveglianza dei medici di base e, soprattutto, servono politiche di compensazione ambientale. Non creare, cioé, nuove fonti inquinanti e ridurre al massimo quelle esistenti».
Pronti i primi dati sui tumori
E l’Asl vara la mappa provinciale delle malformazioni
Il primo appuntamento è fissato a dicembre, quando a Viadana l’Asl presenterà i primi dati del Registro mortalità che fanno riferimento all’ultimo decennio, con un’attenzione particolare ai casi che riguardano l’area del Viadanese ma anche con le prime anticipazioni dell’intero monitoraggio a livello provinciale. Lo ha annunciato ieri mattina al convegno sulla diossina Paolo Ricci, il responsabile dell’Osservatorio epidemiologico di via Trento che ha anticipato anche il prossimo importante passo: la presentazione, cioè, prevista entro l’estate, dei dati del Registro tumori di Mantova che fanno riferimento al biennio 1999-2000.
Il registro, un’organizzazione che realizza la raccolta sistematica e continua di informazioni su tutti i casi di tumore che si verificano nella popolazione del Mantovano, è pronto insomma a presentare i primi risultati, che riguardano anche l’incidenza dei casi. Ma non è questa l’unica novità relativa all’attività dell’Osservatorio epidemiologico dell’Asl. La struttura, inserita in staff alla direzione generale, oggi può contare anche su un Registro delle malformazioni alla nascita (di tutti i Comuni della provincia) che è stato attivato grazie alla collaborazione con il Registro tumori della Lombardia e che ha già raccolto i casi del periodo 1995-2004.
Durante il convegno Ricci è tornato anche sui numerosi studi sui sarcomi condotti negli anni scorsi, partendo dal lavoro della dottoressa Gloria Costani (che nel 1998 aveva lanciato l’allarme sul numero elevato di casi di questa rara forma di tumore) per arrivare al Rapporto ambiente e salute siglato nel 2005 dall’Asl. «La situazione riscontrata a Mantova – ha sottolineato Ricci demolendo di fatto le conclusioni della ricerca effettuata da via Trento sotto la guida della Cantù – non può essere dovuta al caso. La base dati del Rapporto 2005 è incompleta, perché prende in esame solo alcuni sarcomi e solo il Comune di Mantova, e perché tiene conto solo della residenza al momento della diagnosi, delle persone cioé che si sono ammalate a Mantova. ‘L’assenza di nuovi casi ha in un certo senso ribaltato le conclusioni dello studio precedente’ si legge nel Rapporto 2005. Conclusioni che non sono assolutamente accoglibili».
Il sindaco propone: ora lo studio va pubblicato
«La proposta emersa a fine lavori è quella di arrivare ad una relazione conclusiva, ad una pubblicazione in cui emergano tutti gli elementi che sono stati condivisi dal pool di esperti e anche gli elementi sui quali non c’è ancora convergenza». A parlare, al termine della discussione nell’aula di via Roma tra istituzioni e parti sociali, è il sindaco di Mantova Fiorenza Brioni.
La Brioni è visibilmente soddisfatta dell’esito della giornata di lavori. «Era importante approfondire un argomento di grande interesse per l’intera comunità – afferma il sindaco – oggi abbiamo elementi di conoscenza nuovi, che serviranno per continuare il lavoro e per predisporre futuri interventi di vigilanza e di monitoraggio». Ma il sindaco è soddisfatto anche del clima in cui si è svolto il dibattito sul caso diossina, che nelle prossime settimane tornerà nell’aula di via Roma per un consiglio comunale vero e proprio.
A scaldare il dibattito è il confronto tra i dati mantovani sulle concentrazioni di diossina e i dati della letteratura internazionale raccolti dalla Regione nella relazione pubblicata il mese scorso. «Sono comparsi dati ‘curiosi’ sulla popolazione non esposta – ha detto l’esponente di Legambiente Edoardo Bai – non si può pensare che Seveso e Brescia facciano parte della normalità. Su questo tema ci vuole grande chiarezza e il coraggio di andare fino in fondo, indagando anche i casi di tumori del tessuto emopoietico e delle leucemie». «I confronti vanno fatti in maniera seria – ha aggiunto il capogruppo del Prc Matteo Gaddi – guardando al Cdc di Atlanta scopriamo che negli Stati Uniti il 95% dei residenti oggi ha un livello di diossina nel sangue inferiore ai 16,8 ppt mentre il 50% ha valori talmente bassi che non sono nemmeno misurabili. Il lavoro di approfondimento conferma insomma non allarmismi ma l’anomalia ambientale e sanitaria di Mantova». «Ora bisognerà attivare indagini anche negli altri Comuni – ha detto il consigliere di Forza Italia Giuliano Longfils – e sorvegliare, un ruolo che spetta ai medici di base».
«Far passare la situazione di Mantova come la normalità è assurdo» ha affermato Luca Benedini del Codiamsa attaccando i ricercatori della Devoto. «Per completezza abbiamo messo tutti i dati – ha replicato il professor Bertazzi – anche perché una popolazione completamente non esposta non esiste». Il consigliere diessino Maurizio Vasori ha proposto infine al sindaco di chiedere al ministero della Salute «un giudizio definitivo» sulla vicenda diossina. «Al tavolo dei relatori – ha detto – mancano infatti gli enti più importanti: Ministero, Regione e Arpa».
LO STUDIO ECORESEARCH 2005 NON PUO’ SERVIRE A TRANQUILLIZZARE LA CITTA
Dopo il prevedibile via libera del Comune al futuro inceneritore unico provinciale, conviene comunque ricordare alla cittadinanza come è stato valutato il rischio sanitario che correremo. Due sono gli studi sbandierati come strumenti scientifici inconfutabili dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, dall’assessore all’ambiente della provincia Michl Laimer e, conseguentemente, dalla giunta Spagnolli.
Il primo è quello del 2001 dell’università di Trento, nel quale si utilizzava (come valore in ingresso nei modelli di dispersione) un dato di 9 picogrammi di diossine ITEQ per normal metro cubo di fumi in emissione, invece di quello indicato dallo stesso Ecocenter, a partire dal 2003 con il campionamento in continuo, di 27 picogrammi. Abbiamo parlato di 16 milligrammi/anno di diossine disperse nella conca che corrispondono alle dosi tollerabili giornaliere di circa 350.000 (a Bolzano siamo circa 95.000 in tutto!) individui adulti: sappiamo infatti che l’UE, dal 2001, ha indicato il limite di 2 picogrammi/giorno per kg di peso corporeo assumibili con il cibo per un adulto di peso medio 70 kg.
Il secondo è lo studio di G. Maccacaro, W. Tirler, G. Voto, O. Bucci, condotto nel 2005 per conto di Ecoresearch (di Ecocenter), recante il titolo “Ambienti di lavoro e microinquinanti: dosaggio di diossine nel sangue”.
E’ l’indagine che per l’assessore Michl Laimer ha messo a tacere ogni dubbio sui rischi sanitari legati all’inceneritore.
Nell’inchiesta sono state studiate 13 “persone potenzialmente esposte” (addetti all’inceneritore o alla discarica) e 11 di controllo (personale amministrativo e di laboratorio), tutte volontarie e dipendenti di Ecocenter. L’esito: “Non abbiamo trovato alcuna differenza significativa tra il gruppo di controllo e quello dei potenzialmente esposti, come illustrato dalle figure 2 e 3 (dalle quali risulta che il gruppo di controllo ha valori medi di presenze di diossine/grammo di grasso leggermente superiori a “chi lavora all’inceneritore o in discarica”, n.d.r.). Va tuttavia sottolineato che il numero di persone studiate è troppo piccolo per permettere di trarre conclusioni definitive”.
L’assessore Laimer ne ha impropriamente desunto che, essendo gli addetti all’inceneritore esposti a rischi sanitari equiparabili a quelli dei non addetti, la città può star tranquilla.
Ma sono tranquillizzazioni prive di attendibilità scientifica:
- come espressamente dichiarato dagli stessi autori esiste un problema con il numero di persone: in effetti, un campione per essere statisticamente significativo (se è omogeneo al suo interno) deve essere di almeno 30-32 persone. Dalla ricerca non è dato di conoscere le specifiche mansioni degli addetti all’inceneritore o alla discarica. Sappiamo tuttavia che presso l’impianto lavorano sia addetti alle procedure di ingresso e deposito dei camion che conferiscono rifiuti, sia i lavoratori che manipolano le ceneri volatili (esposti al rischio di inalarne le polveri); oltre al rischio differenziale per gli addetti, il quale dipende dalla sezione presso la quale i lavoratori sono impiegati, è privo di senso riferirsi nell’intero testo agli addetti all’inceneritore e poi equipararli nella tabella (a p. 33) a quanti lavorano presso la discarica. In ogni caso, avendosi almeno quattro gruppi di lavoratori (addetti all’impianto in ingresso, addetti alla manipolazione delle ceneri, addetti alla discarica, addetti all’amministrazione) il campione, essendo disomogeneo, dovrebbe essere di almeno 120 persone;
- la ricerca in oggetto riguarda esposizioni legate agli ambienti di lavoro e persone (simili, si dice, senza altro aggiungere, per età e sesso) ‘sane’, in quanto idonee al lavoro. Nella popolazione generale sono di contro presenti anche fasce di popolazione particolarmente vulnerabili (bambini, donne incinte, anziani, malati) – aspetto di cui tiene conto anche la legislazione protettiva quando fissa soglie di concentrazione di inquinanti più elevate nel caso degli ambienti di lavoro rispetto agli ambienti di vita; inoltre nulla si dice sulla collocazione nel territorio del personale amministrativo, pur avendo l’università di Trento indicato i punti di massima ricaduta e indagato la dispersione.
Trascuriamo di occuparci delle parti della ricerca nelle quali vengono svolti confronti sommari con addetti ad un inceneritore portoghese e ad uno germanico, oltre che con altri lavoratori di industrie a rischio, per mostrare come a Bolzano esista una situazione ideale.
Si capisce bene come nessuno studio affidabile sulle ripercussioni sanitarie dell’attuale e del futuro impianto è stato svolto sino ad oggi. Eppure, con una spesa per il solo impianto di 100 milioni di euro, si poteva fare ben di meglio che non un’indagine su un campione di sole 24 persone, che ha fornito risultati definiti dai suoi autori di dubbia validità per gli stessi ambienti di lavoro, la quale è seguita ad uno studio, svolto a spese del Comune nel 2001, che ha assunto valori di diossine in emissione inferiori a quelli riferiti da Ecocenter. Se si fossero adottati i criteri di indagine della Valutazione di Impatto Sanitario, predisposta in sede di Organizzazione Mondiale della Sanità e adottata nella piana fiorentina nel 2003 per decidere la localizzazione di un inceneritore, Bolzano sarebbe risultata, con tutta probabilità, un sito inadeguato ad ospitare il nuovo impianto per i già rilevanti rischi gravanti sulla popolazione della conca.
L’Associazione dei Medici Per l’Ambiente (ISDE Italia) è fortemente preoccupata in merito all’incremento dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) tramite incenerimento, che si sta proponendo nel nostro paese, sia con la costruzione di nuovi impianti, sia con l’ ampliamento di quelli esistenti.
Lo smaltimento dei rifiuti esige, innanzi tutto, una seria politica delle “R” come Razionalizzazione,Riduzione della produzione, Raccolta differenziata, Riciclaggio, Riuso, Riparazione, Recupero.Solo dopo aver attuato tutti i punti precedenti, si potrà eventualmente valutare correttamente la migliore tecnica impiantistica per lo smaltimento della frazione residua scelta tra i sistemi che garantiscono meglio salute umana ed ambiente (pensare al trattamento con recupero energetico dell’’esigua frazione residua). Solo con questa politica, oltre a ridurre i costi economici, si possono ottenere impatti ambientali e sanitari inferiori a quelli prodotti dagli inceneritori e dalle discariche.
L’ incenerimento degli RSU è, fra tutte le tecnologie, la meno rispettosa dell’ ambiente e della salute. E’ inevitabile la produzione di ceneri (che rappresentano circa 1/3 in peso dei rifiuti in ingresso e devono essere smaltite in discariche speciali) e l’immissione sistematica e continua nell’atmosfera per ogni inceneritore (di milioni di metri cubi al giorno) di fumi inquinanti contenenti polveri grossolane (PM10) e fini (PM2.5 , ovvero con diametri inferiori a 2.5 micron) costituite da nanoparticelle di sostanze chimiche (metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.) estremamente pericolose, perché persistenti ed accumulabili negli organismi viventi. Senza contare del contributo all’effetto serra. La combustione trasforma infatti anche i rifiuti relativamente innocui quali imballaggi e scarti di cibo in composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri fini, ceneri volatili e ceneri residue che richiedono costosi sistemi per la neutralizzazione e lo stoccaggio.
Per noi, Medici per l’Ambiente, è prioritario pensare agli effetti sugli esseri umani più fragili, perché già malati, o più suscettibili come bambini, donne in gravidanza, anziani. Il rischio non è solo riferibile ad una maggiore incidenza di tumori (già segnalata), ma anche ad altre problematiche quali: incremento dei ricoveri e della mortalità per cause respiratorie e cardiocircolatorie, alterazioni endocrine, immunitarie e neurologiche. Si ribadisce che in problematiche così importanti e complesse devono sempre essere privilegiate le scelte che si ispirano al principio di “precauzione”, alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, consci che la nostra salute e quella delle future generazioni è ad esso indissolubilmente legata (come le drammatiche esperienze su amianto, benzene, piombo e polveri fini dovrebbero averci insegnato).
L’Associazione Medici per l’Ambiente chiede che:
1. Venga istituita immediatamente una moratoria sui progetti di termodistruzione (o termovalorizzazione) in corso;
2. Venga incentivata economicamente la politica delle “R”;
3. A cura delle Autorità competenti, vi sia una efficiente ed efficace azione di verifica e controllo, in continuo, dei possibili inquinanti (al camino, aria, terra e falde acquifere) per gli impianti già in funzione e che questi controlli siano simultaneamente affiancate da rigorosi monitoraggi sanitari delle popolazioni già potenzialmente esposte;
4. Siano istituzionalizzati i Garanti delle popolazioni che dovranno conoscere in tempo reale i risultati delle campagne ambientali, sanitarie e l’andamento delle misurazioni di tutte le possibili emissioni causate dal sistema di smaltimento operante, al fine di proporre tempestive soluzioni.
TUTTI GLI ESSERI UMANI SONO RESPONSABILI DELL’ AMBIENTE,
I MEDICI LO SONO DOPPIAMENTE!
Dobbiamo congratularci con gli autori per aver scritto questo rapporto. Il lettore si renderà presto conto che per giungere ad una comprensione dei vari aspetti dei problemi di salute associati con l’incenerimento è essenziale conoscere un ampio numero di discipline che vanno dalla fisica degli aerosol agli interferenti endocrini, fino al trasporto a lunga distanza degli
inquinanti. Nella maggior parte delle scuole mediche, fino ad oggi, di routine non viene insegnato praticamente niente per fornire al laureato in medicina gli strumenti per accostarsi a
questi problemi. Questo deve cambiare. Abbiamo bisogno di medici professionisti che abbiano ricevuto un’educazione sulle conseguenze per la salute associate all’attuale degrado ambientale. Non esistono certezze che inchiodino all’incenerimento specifici effetti per la salute: questo risulta chiaro nel rapporto. Tuttavia, questo è in gran parte dovuto alla complessa esposizione a molte influenze a cui è sottoposta la razza umana. Il fatto che le “prove” di causa ed effetto siano così difficili da ottenere è la difesa principale usata da coloro che preferiscono lo status quo. Tuttavia il peso delle evidenze raccolte in questo rapporto è sufficiente, nell’opinione degli autori, per chiedere la progressiva dismissione dell’incenerimento come modo di trattare i nostri rifiuti. Io concordo.
C’è anche la questione della sostenibilità. I rifiuti distrutti in un inceneritore verranno rimpiazzati.
Questo richiederà nuove materie prime, e nuove lavorazioni, trasporti, imballaggi ecc. ecc.
Invece la riduzione, il ri-utilizzo, e il riciclo rappresentano una strategia vincente. E’ stato dimostrato in varie città che si possono realizzare livelli elevati di diversione dei rifiuti (> 60%) in modo relativamente veloce. Quando questo accade, non resta molto da bruciare, ma un certo numero di prodotti saranno problematici, ad esempio il PVC. L’incenerimento, con il suo approccio a valle (del problema), dà il messaggio: “Nessun problema, noi abbiamo una soluzione per smaltire il tuo prodotto, continua le tue faccende al solito” Ciò ch dovrebbe realizzarsi è una “soluzione a monte”. La società dovrebbe poter dire “Il tuo prodotto non è sostenibile ed è un pericolo per la salute – smetti di produrlo”. L’incenerimento distrugge la responsabilità e ciò incoraggia le industrie a continuare a fare prodotti che portano a rifiuti tossici problematici. Una volta che il rifiuto è stato ridotto in cenere, chi può dire chi ha fatto che cosa? Negli ultimi 150 anni c’è stata una progressiva “tossificazione” del flusso dei rifiuti con metalli pesanti, radionuclidi, e molecole organiche alogenate sintetiche. E’ ora di incominciare a invertire questo trend. E questo non verrà realizzato se continuiamo a incenerire i rifiuti.
Dicembre 2005
Vyvyan Howard
Professore di Bioimaging, Centro per le Bioscienze Molecolari
Università di Ulster, Cromore Road, Coleraine, Co.Londonderry BT52 1SA
Riassunto
-Studi su vasta scala hanno dimostrato che presso gli inceneritori di rifiuti urbani ci sono tassi più elevati di cancro negli adulti e nei bambini e anche difetti alla nascita: i risultati sono in accordo con (l’ipotesi) che le associazioni siano causali. Questa interpretazione è sostenuta da un certo numero di studi epidemiologici più piccoli, che suggeriscono che la varietà di malattie prodotte dall’incenerimento possa essere molto più ampia.
-Le emissioni degli inceneritori sono una fonte importante di polveri fini, di metalli tossici e di più di 200 sostanze chimiche organiche, tra le quali sostanze cancerogene, mutagene ed interferenti endocrini Le emissioni contengono anche altri composti non identificati, il cui potenziale per provocare danni è ignoto, come una volta accadeva con le diossine. Poiché la
natura dei rifiuti cambia continuamente, così cambia anche la natura chimica delle emissioni degli inceneritori e quindi anche il potenziale per produrre effetti avversi sulla salute.
-Le attuali misure di sicurezza sono progettate per evitare effetti tossici acuti nelle immediate vicinanze dell’inceneritore, ma ignorano il fatto che molti di questi inquinanti si accumulano negli organismi, possono entrare nella catena alimentare e possono causare malattie croniche nel tempo e in un’area geografica molto più ampia. Non sono stati effettuati tentativi ufficiali per valutare gli effetti delle emissioni sulla salute a lungo termine.
-Gli inceneritori producono ceneri pesanti e ceneri leggere (o volanti) che rappresentano il 30 – 50% in volume dei rifiuti originali (se compattati) e che vanno trasportate alle discariche. I dispositivi per l’abbattimento (degli inquinanti) negli inceneritori moderni, in particolare quelli per le diossine e i metalli pesanti, semplicemente trasferiscono il carico inquinante dalle emissioni in atmosfera alle ceneri leggere. Queste ceneri volanti sono leggere, facilmente trasportate dal vento e in gran parte con dimensione delle particelle minima. Costituiscono un pericolo per la salute considerevole e poco conosciuto.
-Due grossi studi di coorte in America hanno mostrato che l’inquinamento atmosferico dovuto alle polveri fini (PM2,5) causa aumenti nella mortalità per tutte le cause, in quella per malattie cardiache e in quella per tumori polmonari, dopo correzione per altri fattori. Le polveri fini sono prodotte principalmente da processi di combustione e vengono prodotte in grandi quantità dagli inceneritori.
-In uno degli studi di coorte, le cardiopatie ischemiche erano responsabili di quasi una quarto delle morti ed erano fortemente correlate con il livello di polveri fini PM2.5. Un aumento di 24,5 mcg/m3 nell’inquinamento da polveri PM2,5 era associato con un aumento del 31% nella mortalità per cause cardiopolmonari. E’ stato anche dimostrato che aumenti a breve termine nelle polveri fini, come accade nella direzione del vento dagli inceneritori, causano aumenti significativi negli infarti del miocardio.
-Livelli più elevati di polveri fini sono stati associati con un aumento della prevalenza dell’asma e di COPD (malattia da ostruzione polmonare cronica).
-Le polveri fini formate negli inceneritori in presenza di metalli tossici e di tossine organiche (comprese quelle conosciute come cancerogene) assorbono questi inquinanti e li trasportano nel flusso sanguigno e all’interno delle cellule del corpo.
-I metalli pesanti si accumulano nell’organismo e sono stati implicati in una serie di problemi emotivi e comportamentali nei bambini, compreso l’autismo, la dislessia, il disturbo da iperattività e deficit di attenzione (ADHD), difficoltà nell’apprendimento e delinquenza, e in problemi negli adulti, compresa violenza, demenza, depressione e morbo di Parkinson. Questi metalli sono universalmente presenti nelle emissioni di inceneritori e sono presenti in alte concentrazioni nelle ceneri leggere.
-La suscettibilità agli inquinanti chimici varia in base a fattori genetici e acquisiti, con l’impatto massimo sul feto. Un esposizione acuta può portare alla sensibilizzazione di alcuni individui, lasciandoli con una sensibilità a dosi basse di sostanza chimica per tutta la vita.
-Poche combinazioni chimiche sono state esaminate per la loro tossicità, anche se quando questi test sono stati effettuati, sono stati dimostrati effetti sinergici nella maggioranza dei casi. Tale sinergia potrebbe fortemente aumentare la tossicità degli inquinanti emessi, ma questo pericolo non è stato valutato.
-Sia il cancro che l’asma sono aumentate inesorabilmente con l’industrializzazione e si è dimostrato che i tassi di cancro sono correlati geograficamente sia con impianti di trattamento di rifiuti tossici, sia con la presenza di industrie chimiche, indicando una necessità urgente di ridurre la nostra esposizione.
-Gli inceneritori che bruciano materiale radioattivo produrranno polveri radioattive. Questo materiale è cancerogeno e non sono stati effettuati studi per valutare il pericolo per la salute di queste emissioni radioattive.
-È noto che alcuni inquinanti chimici come gli idrocarburi poliaromatici (IPA) e i metalli pesanti provocano cambiamenti genetici. Ciò costituisce un rischio non solo per le generazioni presenti, ma anche per quelle future.
-Il controllo degli inceneritori è stato insoddisfacente per la mancanza di rigore, per i monitoraggi poco frequenti, per il basso numero di composti misurati, per i livelli giudicati accettabili e per l’assenza di monitoraggio biologico. L’approvazione di nuovi impianti è dipesa da dati di modellistica, che si suppone siano misure scientifiche di sicurezza, anche se il metodo usato ha un’accuratezza di non più del 30% e ignora l’importante problema delle polveri secondarie.
-Si asserisce che le moderne procedure di abbattimento (degli inquinanti)rendono sicure le emissioni degli inceneritori, ma questo è impossibile da stabilire. Inoltre, due delle emissioni più pericolose – le polveri fini e i metalli pesanti – sono relativamente resistenti alla rimozione.
-Non è possibile stabilire in anticipo la sicurezza di nuove installazioni di inceneritori e, sebbene sospetti di effetti avversi sul feto e sul neonato potrebbero sorgere entro pochi anni con un rigoroso monitoraggio indipendente della salute, questo tipo di monitoraggio non è stato messo in essere, e a breve termine non raggiungerebbe la significatività statistica per le singole installazioni. Altri effetti, quali i cancri nell’adulto potrebbero essere differiti per almeno da dieci a venti anni. Quindi qui sarebbe appropriato applicare il principio di precauzione.
-Oggi i rifiuti possono essere trattati con metodi alternativi, che eviterebbero i principali pericoli per la salut dell’incenerimento, produrrebbero più energia e sarebbero di gran lunga più economici, se si tenesse conto dei costi per la salute.
-Attualmente gli inceneritori contravvengono ai diritti umani basilari, come enunciato dalla Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in particolare al Diritto alla Vita nella Convenzione per i Diritti Umani Europea, ma anche nella Convenzione di Stoccolma e nella Legge di Protezione Ambientale del 1990. Il feto, il neonato e il bambino sono quelli più a rischio per le emissioni degli inceneritori: quindi si ignorano e si violano i loro diritti, il che non è in armonia con il concetto di una società giusta. Non lo è nemmeno l’attuale politica di collocare gli inceneritori in zone povere, dove i loro effetti sulla salute saranno massimi: questo richiede un’urgente revisione.
- La rassegna della letteratura ci porta all’opinione che nuovi impianti che emettono quantità sostanziali di polveri fini, di metalli pesanti volatili e di inquinanti organici pericolosi non
dovrebbero essere approvati e che andrebbero prese misure urgenti per ridurre le emissioni degli impianti che bruciano rifiuti attualmente in funzione e per effettuare un rigoroso
monitoraggio biologico finché potranno essere dismessi e sostituiti con metodi più sicuri di smaltimento dei rifiuti. Si dovrebbero anche fare degli sforzi vigorosi per ridurre la quantità dei rifiuti prodotti, in quanto attualmente non esiste una soluzione totalmente soddisfacente per il loro smaltimento.
Introduzione
Sono in aumento sia la quantità dei rifiuti, sia la loro potenziale tossicità. I siti disponibili per discariche si stanno esaurendo e sempre più l’incenerimento viene visto come una soluzione per il problema dei rifiuti. Questo rapporto esamina la letteratura riguardante gli effetti sulla salute degli inceneritori. Gli inceneritori producono inquinamento in due modi. In primo luogo emettono centinaia di inquinanti in atmosfera. Sebbene un po’ di attenzione sia stata rivolta alle concentrazioni delle più importanti sostanze chimiche emesse, nel tentativo di evitare gli effetti tossici acuti locali, questo è solo parte del problema. Molte di queste sostanze chimiche sono sia tossiche che bioaccumulabili nel tempo, si accumulano nel corpo umano in modo insidioso, con il rischio di effetti cronici con esposizioni molto più basse. Si sa poco dei rischi di molti di questi inquinanti, in particolar modo delle loro combinazioni. Inoltre gli inceneritori convertono parte dei rifiuti in cenere e parte di questa cenere conterrà elevate concentrazioni di sostanze tossiche come le diossine e i metalli pesanti, creando un grave problema di inquinamento per le generazioni future. Si è già dimostrato che gli inquinanti in discarica filtrano giù e inquinano le fonti delle acque. È anche importante notare che l’incenerimento non risolve il problema delle discariche dati i grossi volumi di cenere che vengono prodotti. Gli studi su popolazioni esposte a emissioni di inceneritori o sulle esposizioni professionali di lavoratori presso inceneritori ( vedi sezione 4) sono relativamente pochi, ma la maggior parte mostra livelli più alti di quanto atteso di cancro e di difetti alla nascita nella popolazione locale, e un aumento nelle cardiopatie ischemiche è stato trovato nei lavoratori presso inceneritori.Questi risultati turbano, ma, presi da soli, potrebbero servire solo a mettere la comunità scientifica sull’avviso riguardo ai possibili pericoli, se non per due fatti. Il primo è la difficoltà riconosciuta nello stabilire oltre ogni dubbio gli effetti cronici associati con una esposizione ambientale di qualsiasi tipo. Il secondo è il volume di evidenze che collega gli effetti sulla salute con l’esposizione ai singoli prodotti della combustione, che vengono, come è noto, emessi dagli inceneritori e da altri processi di combustione.
Lo scopo di questo rapporto è di considerare tutte le evidenze per arrivare ad un’opinione equilibrata sui pericoli futuri che sarebbero associati con la prossima generazione di inceneritori per rifiuti. Ci sono buone ragioni per aver intrapreso questa rassegna. La storia della scienza mostra che spesso ci vogliono decadi per identificare gli effetti sulla salute di esposizioni tossiche, ma con il senno del poi, spesso erano presenti dei segnali precoci che erano stati negletti. E’ raro che gli effetti di esposizioni ambientali siano previsti in anticipo. Ad esempio, non è stato previsto che la generazione più vecchia di inceneritori nel Regno Unito sarebbe risultata essere una fonte importante di contaminazione delle forniture di cibo con diossine. Nel valutare le evidenze guarderemo anche ai dati di alcune altre aree che riteniamo pertinenti, comprese la ricerca sull’aumentata vulnerabilità del feto alle esposizioni tossiche, e
il rischio di effetti sinergici tra sostanze chimiche, i rischi più elevati per le persone più sensibili all’inquinamento chimico, le difficoltà nella valutazione del pericolo, i problemi del monitoraggio e i costi per la salute dell’incenerimento.
L’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) in relazione a temi di grande attualità – riportati con ampio risalto sulla stampa, ma spesso dibattuti in modo superficiale e o addirittura fuorviante – valuta che considerare trascurabile il rischio da inquinamento atmosferico sia un’operazione scientificamente infondata ed eticamente scorretta e ritiene di dovere rendere di pubblico dominio le seguenti considerazioni.
1) Vi è da tempo l’incontrovertibile evidenza del ruolo causale dell’inquinamento dell’aria nell’aumentare la frequenza di danni acuti, subacuti e cronici alla salute, nonché di effetti nocivi a lungo termine particolarmente preoccupanti in quanto riguardano i bambini e le generazioni a venire. Lo spettro di patologie la cui frequenza risulta aumentata in relazione al grado di inquinamento atmosferico va dalle malattie cardiocircolatorie alle affezioni respiratorie, ai tumori.
2) Vi è un sostanziale consenso da parte dei ricercatori scientifici sul ruolo rilevante dei fattori ambientali nella genesi del cancro ed in questo contesto è innegabile il ruolo che anche l’inquinamento atmosferico comporta.
3) I principali studi condotti in Europa ed U.S.A. sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro al polmone sono concordi nel valutare che per ogni 10 µg/m3 di PM 2.5 si registra un incremento tra l’8% ed il 14% di neoplasie polmonari. Si ricorda che l’OMS ha stimato la quota di decessi attribuibili a valori di PM10 oltre 20µg/m3 in 13 città italiane con oltre 200.000 abitanti sulla base dei valori di PM10 registrati negli anni 2002-2004. La stima è di 8220 morti/anno di cui 742 morti/anno per cancro del polmone. Si stima che in Europa le morti premature/anno per polveri sottili ( PM2.5) siano 348.000.
4) Non può non destare allarme il drammatico aumento di tumori che si prevede nei Paesi in via di sviluppo e l’incremento che si registra nel nostro continente specie nel sesso femminile e, soprattutto, in bambini ed adolescenti: in Europa negli ultimi 30 anni si è registrato un incremento dell’1,2 % annuo dei tumori fra 0 e 14 anni e dell’1,4% tra i 14-19 anni.
5) L’enfasi data alla riduzione della mortalità per cancro specie nel sesso maschile – quale segnale di una inversione di tendenza nei confronti delle patologie neoplastiche – può essere fuorviante e indurre a sottostimare l’aumento dell’incidenza dei nuovi casi di cancro e di patologie associate all’inquinamento. I miglioramenti registrati in campo oncologico sono da ascriversi alle migliori procedure diagnostiche e terapeutiche e al prolungamento della sopravvivenza che si ha nelle fasi avanzate della malattia. Tali risultati, sicuramente importanti, sono tuttavia spesso ottenuti con terapie molto costose che solo raramente permettono di raggiungere una completa e definitiva guarigione e che comportano un percorso di sofferenze e di difficile vita. Non dimentichiamo che la Medicina ha registrato i suoi più grandi successi (ad es. nelle malattie infettive) quando, per una corretta prassi di prevenzione primaria e secondaria (miglioramento delle condizioni igienico/ambientali, vaccinazioni ecc.), l’incidenza di alcune malattie si è drasticamente ridotta.
6) Troppo spesso viene identificata la prevenzione del cancro con la sua diagnosi precoce, (possibile tramite screening solo per alcune forme di tumore): questa confusione dei termini distrae dal concetto che la vera prevenzione del cancro, e di molte altre malattie cronico-degenerative, consiste nella Prevenzione Primaria, ossia nella riduzione della esposizione di tutta la popolazione agli agenti cancerogeni, mutageni e teratogeni, con particolare riferimento alla protezione dei soggetti più vulnerabili e suscettibili.
7) Una seria politica di tutela sui luoghi di lavoro ha ridotto una parte delle neoplasie professionali, ma spesso ci si dimentica che le sostanze tossiche e nocive non cessano di essere tali una volta uscite dalle fabbriche: i gravi danni prodotti sull’ambiente e sulla salute di intere popolazioni da grandi insediamenti industriali presenti in numerose località italiane dovrebbero essere di monito per chi ancora cerca di imporre programmi di sviluppo industriale “selvaggio”.
8) Può essere fuorviante attribuire la maggior incidenza di cancro principalmente allo stile di vita (dieta-attività fisica-fumo): nessuno di noi mette in discussione il ruolo del fumo di tabacco, ma appare assurdo continuare a sottovalutare gli effetti dell’inquinamento a cui l’intera popolazione è esposta (da catena alimentare, traffico veicolare, impianti industriali, smaltimento dei rifiuti, sostanze chimiche e farmacologiche utilizzate in agricoltura – zootecnia etc).
9) Se davvero si vuol cercare di invertire il trend degli ultimi decenni, le ingenti risorse oggi impiegate sul versante della diagnosi e della terapia, dovrebbero essere investite anche in Prevenzione Primaria, che appare come l’unica in grado di ridurre gli enormi costi umani ed economici che queste malattie comportano.
10) È assolutamente necessario che ad affrontare una tematica tanto delicata siano persone per le quali possano essere totalmente esclusi possibili conflitti d’interessi.
Parma ladrona……..”anche io non lo sapevo”……….
Posted in Politica che divertimento-Diversamente Intelligenti, tagged parma ladrona on marzo 10, 2012| Leave a Comment »
Siamo finalmente al primo posto in tutto, anche nell’inquinamento, nella vivisezione e tra poco quando entrerà in funzione l’inceneritore toccheremo i vertici anche sulla salute pubblica. Poi ci mancano anche le proposte musicali da integralisti di Pertusi e Rolli….. Forza e coraggio gente sotto a chi tocca…….. Parma nel mondo…..ecco come ci vedono e scrivono:
PARMA – Rubavano tutti, di tutto, su tutto. Tutti, secondo l’accusa: dal capo dei vigili al capo dello staff del sindaco. Di tutto: le tangenti venivano pagate non solo in denaro – spesso sul conto di mogli e fidanzate -, ma con assunzioni e favori, lavori in giardino e nelle case al mare, e anche un iPad, un impianto a gas sull’auto dell’anziano genitore, una moto da trial per il figlio. Su tutto: i pasti dei bambini nelle mense scolastiche, le rose per le fioriere sul torrente – 180 mila euro di rose -, le luminarie di Natale, costate solo 15 mila euro; peccato che nessuno le abbia viste. Fino a quando non è arrivato il Di Pietro di Parma, Gerardo Laguardia, a scoperchiare il sistema, far dimettere il sindaco, indagare undici assessori su tredici; il dodicesimo, Giovanni Paolo Bernini, è stato direttamente arrestato; il tredicesimo, Roberto Ghiretti, ex giocatore di volley, è il prossimo candidato sindaco.
Il parmigiano e il Parmigianino, il prosciutto di Parma e «La Certosa di Parma», «Sangue a Parma» di Ferrata e Vittorini e il profumo Acqua di Parma, «La Favorita del Duca di Parma» e «Gialloparma», il Parmacotto e il Ris di Parma; per tacere di Parmalat. Parma medievale, dove Benedetto Antelami scolpì la fatica dell’uomo mese per mese, luglio miete, settembre vendemmia, novembre ammazza il maiale. Parma francese, con il suo modo di arrotare la erre, un accento tutto suo diverso da quello emiliano; le vie del centro non si chiamano vie ma strade e borghi, al mare non si va a Rimini ma alle Cinque Terre. Parma capitale, del Granducato e della musica: nel giro di qualche chilometro sono nati Paganini, Verdi, Toscanini, Renata Tebaldi. Ognuno dei 180 mila parmigiani avrebbe il suo motivo per sentirsi orgoglioso di una piccola patria dalla forte personalità, così importante per definire l’identità italiana. Proprio per questo sono così arrabbiati nel vedere la città degradata a capitale degli scandali. Non era ancora sanata la grande truffa Parmalat, che è esploso lo scandalo del Comune.
Il viaggio a Parma comincia nella procura della Repubblica. Tra un interrogatorio e l’altro, il procuratore Laguardia racconta come tutto è cominciato. Ad accendere la scintilla del rogo fu un negoziante, che vide il vicino gettare nella spazzatura un vecchio computer, e i camion dell’Enia, la municipalizzata, portarlo via come se non fosse un rifiuto speciale, da smaltire a parte. Il procuratore cominciò a indagare. Era il 2009. Trovò un ex funzionario, «mi pare si chiamasse Ferrari, il ragionier Ferrari», disposto a parlare. Fece nascondere nella sede dell’Enia le telecamere, che filmarono il pagamento di una tangente. Ordinò i primi arresti. L’operazione fu chiamata Green Money: fatture gonfiate per lavori di manutenzione del verde pubblico, inutili o mai eseguiti. Poi l’operazione ha cambiato nome: Easy Money. I magistrati hanno prima pescato i pesci piccoli, funzionari comprati per pochi euro o qualche favore. Sono stati loro ad accusare i veri beneficiari, i padroni del Comune. Così sono finiti in carcere i principali collaboratori del sindaco Pietro Vignali, l’ex capo di gabinetto Carlo Iacovini e il responsabile del settore ambiente Manuele Moruzzi. La procura ha poi indagato l’intera giunta, per la delibera che doveva stravolgere l’antico ospedale del ‘400 con una serie di lavori, compresa l’apertura di un albergo. Alla seduta mancavano gli assessori Bernini e Ghiretti e il sindaco Vignali, non indagato ma ribattezzato «Vignavil» per l’ostinazione con cui è rimasto attaccato alla poltrona sino al settembre scorso, e anche «Svignali» per le fughe precipitose dal palazzo comunale assediato da centinaia di parmigiani inferociti.
Il procuratore Laguardia è un milanese arrivato a Parma a 15 anni. Fu lui, appena entrato in magistratura, a smascherare lo scandalo edilizio del ’75, il primo dell’Italia consociativa. Anche allora – racconta – rubavano tutti: la giunta socialista e comunista, e l’opposizione democristiana. Però rubavano per il partito. A un certo punto Psi, Pci e Dc decisero di costruire il centro direzionale e di intestarselo: crearono così una società in cui ognuno aveva il suo prestanome. Adesso, spiega Laguardia, si ruba per sé e per i propri cari. Il capo dei vigili, per esempio: Giovanni Maria Jacobazzi, ex tenente dei carabinieri, chiamato in città dopo lo scandalo del 2008, quando un ragazzo africano di nome Bonsu, scambiato per uno spacciatore, fu picchiato e umiliato dai vigili. Per rimediare, il Comune contribuì a finanziare un film riparatore, «Baciato dalla fortuna», con Vincenzo Salemme nei panni di un vigile di Parma, ovviamente buono. E si affidò a Jacobazzi. Accusato ora di aver venduto informazioni riservate per 4 mila euro a un investigatore privato di Monza. C’è poi un’intercettazione in cui si scusa con il signor Parmacotto, Marco Rosi, per una multa da 150 euro – occupazione abusiva di suolo pubblico, colpa dei tavolini del suo locale -: «Signor Rosi, sono mortificatissimo e incazzatissimo, lavoro con un branco di imbecilli…». In carcere è finito anche un imprenditore, Alessandro Forni, con l’accusa di aver comprato l’appalto per un’area addestramento di cani poliziotto, mai realizzata. Il procuratore Laguardia ha chiesto conto a Jacobazzi dei giri in macchina a fianco di Forni, che guidava la sua Aston Martin con la patente scaduta: «Ma lei non lo sapeva?». «Certo che lo sapevo: sono il capo dei vigili». «E perché gli consentiva di guidare senza patente?». «Be’, non ero mica in servizio…».
Piccole cose. Segni di uno stile, di un costume, come le «attrici» che comparivano alle prime del Regio accanto al sindaco, una sera Rossella Brescia, un’altra Sara Tommasi (quando però i giornali ipotizzarono che avesse portato lui Nadia Macrì ad Arcore, il sindaco ebbe un moto di ribellione: «Ma vi pare che Berlusconi abbia bisogno di me per conoscere belle donne?»). L’inchiesta ora punta sulle grandi opere, sui veri affari. Il ponte a Nord, opera faraonica per scavalcare un torrente, fortunatamente incompiuta (il progetto prevedeva una copertura con i negozi). Il cantiere infinito della stazione, degno di una metropoli. Lo Stu-Pasubio, un intero quartiere tipo Vele di Scampia da ridisegnare. Non si faranno invece la metropolitana, il Palasport, il centro anziani. Il procuratore sospetta che fossero pretesti per lucrare sul denaro pubblico. Il Comune è gravato dai debiti – l’opposizione dice 630 milioni -, e non poteva spendere. Così costituiva società miste, per potersi permettere consigli d’amministrazione ben retribuiti e consulenze da scambiare con altri favori. Le indagini sono talmente numerose che Laguardia non ha più uomini. E incombono i processi per l’altro grande scandalo: Parmalat. Tre sostituti se ne sono andati. Ne restano quattro. A maggio arriva un uditore. Ma il processo contro Deutsche Bank e Morgan Stanley dovrebbe cominciare il mese prossimo, e rischia di saltare.
Calisto Tanzi, almeno lui, ha pagato. Trentasette anni e 11 mesi di carcere. Dovesse farli tutti, uscirebbe a 111 anni (ne ha 73). Ora è ricoverato in ospedale, nel reparto detenuti, accanto a un pensionato che ha strangolato la moglie. Rifiuta il cibo, lo nutrono con una sonda. I suoi avvocati sostengono che sta morendo e chiedono i domiciliari; il tribunale deciderà il 6 marzo. Finora ha sempre detto no, anche a causa della collezione d’arte su cui Tanzi ha investito sino all’ultimo, lasciando l’azienda al proprio destino. Il genero Stefano Strini, marito di Laura Tanzi, la terzogenita, avrebbe confessato alla procura di aver nascosto lui i quadri, nel 2003; ora ha cambiato vita, fa il kebabbaro. La collezione Tanzi è stata anche recensita da Sgarbi: il «Ritratto di donna» di De Nittis vale 600 mila euro, il «Ritratto di contadina» del Favretto può arrivare a 800 mila; l’«Autoritratto» di Antonio Ligabue è tra i 500 e i 700 mila, la «Ballerina di Degas», matita su carta, non più di 200 mila. Poi ci sono i disegni di Severini e Modigliani, l’incisione di Grosz, l’acquerello di Cezanne, il pastello di Pizarro, la gouache di Utrillo. I pezzi forti sarebbero i due Van Gogh, il Manet, il Gauguin, il Picasso: roba da decine di milioni. Secondo Sgarbi, però, sono falsi. A Parma preferiscono pensarli autentici. Qualcuno racconta che le perle della collezione sarebbero tuttora nascoste nei sotterranei di una chiesa. Per il resto, i Tanzi sono stati disconosciuti da tempo: non sono neppure di Parma, ma di Collecchio. Parmalat nel frattempo è diventata francese, e la città non ha certo alzato barricate per difenderla. I veri signori qui sono i Barilla: 7 mila dipendenti in Italia, 2 mila sul posto. Dice Elvio Ubaldi, sindaco per nove anni dal ’98 al 2007, che «i Barilla si fanno i fatti propri». In realtà anche loro sono dispiaciuti per quel che è successo alla città. Capita ad esempio di incontrare per strada Paolo Barilla, che racconta con un sorriso amaro della rotonda sotto casa, trasformata dalla giunta in un tripudio di aiuole tipo giardino dell’eden.
Ubaldi governò senza Lega, con i centristi e le liste civiche. Racconta che la città è sempre stata politicamente moderata, né reazionaria né rivoluzionaria, poco fascista e non troppo comunista. La sinistra cercava il compromesso con la borghesia e candidava ingegneri o notai. La destra ha candidato lui, un democristiano. Le grandi opere sono iniziate con la sua giunta, però. E Vignali è stato per nove anni suo assessore. «Non avevo capito chi fosse davvero» assicura Ubaldi. Si vota a maggio. Alle primarie qui il Pd ha vinto, con l’ex presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli. Il Pdl punta su Ghiretti. Ubaldi non ha ancora deciso se candidarsi: «È come se una vena di pazzia avesse colto gli amministratori. La protervia del potere, l’abisso della corruzione. Dobbiamo uscirne».
In passato è accaduto di peggio. Parma giunse ad accusare la sua sovrana, Maria Luigia, di zooerastia, l’amore innaturale per un animale, il cavallo Alexandre. Alberto Bevilacqua ha scritto un libro di 300 pagine su «Parma degli scandali», dal crac Salamini al giro di tangenti scoperto dal giovane Laguardia: uno degli accusati si chiamava Giuseppe Verdi, quando il suo nome rimbombava in tribunale erano tutti a disagio, anche il giudice. Poi venne il caso di Bubi Bormioli, industriale, amico dell’attrice Tamara Baroni, marito della marchesa Maria Stefania Balduino Serra. Sulla vetreria Bormioli scrissero: «Bubi, non tamareggiare». Dell’omicidio di un altro industriale, Carlo Mazza, fu accusata una ballerina dell’Est, Katharina Miroslava.
Racconta Bevilacqua che la città sa essere feroce. Quando nel 1734 vi entrò l’armata tedesca, subito fu ammazzato l’attendente del comandante, poi il principe di Wirtemberg al seguito delle truppe, infine il comandante in persona. Quando arrivarono i fascisti di Italo Balbo, Guido Picelli nascose i suoi uomini sui tetti dell’Oltretorrente, e mise in fuga le squadracce dopo una battaglia sanguinosa. Qui, nel quartiere popolare, si stabilirono Dickens, Leopold Mozart e Byron, che si calava zoppo al lume di una lanterna nella Camera del Correggio. Oltretorrente viveva Francesco Mazzola detto Parmigianino, prima di abbandonare la pittura per l’alchimia. Il professore di storia dell’arte di Bevilacqua era Attilio Bertolucci, il poeta, padre di Bernardo, il regista. Pure il negozio del genero di Tanzi – Pfk: pizza focaccia kebab – è nell’Oltretorrente, in borgo Coccone; ma anche lui deve passarsela male, le serrande sono sempre chiuse.
Poi ci sono le cose che funzionano. L’Authority sull’alimentare. Il collegio europeo. Le cucine Scic, il gruppo chimico Chiesi. L’università si considera la più antica d’Europa (discende dallo studio fondato nel 960 dal vescovo Oddone), la Gazzetta di Parma è in edicola dal 1735. Ma la vera forza della città è la commistione tra spirito e carne, la cultura della musica – Parma Lirica, il Club dei Ventisette, il Circolo Falstaff – e quella del cibo. Il culatello di Zibello, il salame di Felino, la spalla cotta di San Secondo, la culatta di Fontanellato, e poi gola, pancetta, gambetto, gambettino, fiocco, fiocchetto, strolghino, coppa, prete, ciccioli, e ovviamente il prosciutto di Parma: 4.781 allevamenti, 9 milioni di prosciutti, un miliardo e mezzo di fatturato. Il vero miracolo, però, è il parmigiano. Un distretto che comprende anche Reggio, Modena, la provincia di Mantova a Sud del Po, quella di Bologna a Ovest del Reno. Foraggi e latte solo della zona, 383 caseifici, 3.500 stalle, 244 mila mucche, un consorzio che porta in tribunale chiunque si azzardi a chiamare un formaggio «parmesan», «parmeso», «parmetta». Il parmigiano quello vero ormai lo fanno i sikh, guidati dal casaro, che di solito è ancora italiano. Ma adesso c’è anche il primo casaro indiano, Singh Sarabjit, 42 anni. Non porta il turbante ma il cappellino con la scritta «consorzio parmigiano reggiano». Nato in Punjab, dove i contadini hanno dimestichezza con le mucche, qui ha imparato a rompere la cagliata, coagulare il latte con lo «spino», raccogliere con la pala la massa caseosa, lavorare le forme, farle invecchiare, marchiarle a fuoco, dar seguito alla fatica secolare dei parmigiani, che né le bizzarrie di Maria Luigia, né gli imbrogli di Tanzi, né i latrocini comunali potranno mai interrompere.
http://blog.aldocazzullo.it
Aldo Cazzullo